Peli incarniti

Le giurai sulla mamma che non avrei usato il suo rasoio per radermi le palle; che, quando il suo collega data analyst sarebbe salito da noi, avrei preso Clara e l’avrei fatta addormentare in auto; che se fosse capitato a me con una lettrice del mio libro, non avrei preteso che se ne andasse; che non l’avrei biasimata se ogni mattina si dimenticava di chiudere la porta dopo essere entrata in camera mia per prendere il tappetino della doccia steso in veranda.

Le promisi che avremmo convissuto in modo pacifico nonostante fossimo costretti a pensare, oltre che al fantasma dell’altro, anche alla nostra reciproca figura in carne e ossa, ai reciproci odori stagnanti nel bagno cieco, alle pentole lasciate nel lavello sporche di cibi che ci facevano reciprocamente schifo, agli orari stabiliti per la televisione, al suono degli spari che infastidivano me, alle voci dei telecronisti che infastidivano lei e alle musiche delle commedie nostalgiche che infastidivano entrambi.

La convinsi che non si sarebbe ripresentata una scena patetica come quella del nostro primo anniversario, quando la presi per mano e la invitai a ballare sopra la tavola appena apparecchiata, ignorando le piante dei piedi scottate dal minestrone di verdura e gli alluci bucati dalle forchettine del dolce, la mia testa abbassata sulla sua spalla per non urtare il lampadario, Clara che strillava nella cameretta che sarebbe diventata la mia; un anniversario forse patetico, è vero, mai comunque quanto il secondo, celebrato in un’auletta del tribunale col giudice che mi proponeva di iscrivermi a un corso di Excel e di lasciare perdere la scrittura se non volevo davvero passare tutte le mie notti in macchina.

Le assicurai che avrei portato la mia stalker, quella che c’era a ogni presentazione, in cameretta e che non avremmo disturbato la piccola coi nostri gemiti – «E giura di non raderti le palle col mio rasoio». «Te lo giuro su mia mamma». «Non vale su quella strega. Giura su Clara». «Giuro anche su Clara». – e mantenni la promessa, mi coprii da solo la bocca con la mano, respiravo in silenzio disteso a fianco a quella che mi accarezzava la barba e le palle glabre, appena appena irritate, solleticandomi i peli incarniti che avrei dovuto strappare con le sue pinzette. 

Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop

“dipinto ad olio che ritrae un rasoio e una pinzetta a terra dentro una doccia”