MEDITAZIONE

Ricapitolando: ha lasciato Ketty, la macelleria, i cani e si è rasato a zero, tre anni fa, quando ha capito che tutto ciò che dovremmo fare, ciò in cui solo dovremmo convogliare le nostre energie, è l’abbandono del corpo.

Alex dice proprio così, abbandono del corpo, convogliare le nostre energie, non penso abbia mai usato queste espressioni in vita sua. Però la frase mi vizia lo sguardo, e quando Bombarda arriva, in completo di seta bianca, l’effetto sì, è che sembri non essere più dentro il proprio corpo. La cosa va in questo modo: Persichetti squilla che sono qui sotto, io recupero il telecomando in macchina, apro il cancello, seguo la Panda grattare sul brecciolino nel punto più ripido della salita, poi appostarsi sul prato, Marika che spalanca la portiera e dà il braccio a Bombarda come se adesso fosse anziano, o il papa, luminescente.

Per questo il pranzo comincia con un velo di tensione. Non sappiamo bene in che senso ma lo notiamo tutti. Allora quando siamo vicini al tavolo, che ho sistemato sul prato, rompo il velo stappando una Peroni con la forchetta, poi un’altra. Le verso a tutti, Bombarda compreso, per evitare sospetti. 

«Ma i tuoi?» Marika capisce il mio intento.

«Giù. Da nonna»

«Top».

Quindi chiude la canna, aspira due volte e la passa. Questa tecnica ci porta per qualche istante fuori dal pranzo. Non fumo da anni e perciò già il primo tiro mi appanna, dalle Bose arriva Message in a bottle, dico «Ci voleva questa reunion». Il cambio di passo però è inevitabile, e, mentre gli altri annuiscono e si siedono, Alex apre il discorso: «Ma insomma che ti è successo?» 

Bombarda è circondato da un’aura. Faccio un pensiero rallentato dal fumo su quanto sia ovvio, banale, vestirsi di bianco se vuoi fare il santone. Quindi che forse l’aura è solo un effetto cromatico, il sole sbatte sull’abito e sembra che Bombarda ci visiti da un’altra dimensione. Penso a Osho in mezzo ai pomodori, quel meme. Bombarda prima di rispondere rimane in silenzio qualche secondo.

«Ho solo trovato la mia strada».

I suoi occhi sono incavati nella testa glabra, sembra malato. Mi dico che non sappiamo più che cazzo inventarci. E mentre c’è questo silenzio, mentre pure le parole di Bombarda pare abbiano l’aura, un contorno brillante, io lo vedo prendere il cornetto all’albicocca e infilarlo a forza nella bocca di Lollo.

Nella mia mente. Abbiamo dodici anni, facciamo le medie, l’equilibrio della classe si regge sulla sopraffazione dei timidi, come Lollo, che per merenda si porta un cornetto incartato nella stagnola, e come me, che però ho imparato a dire sì ai Bombarda e ai Salvatori, e riesco a diventare invisibile, è sopravvivenza. Assisto alla scena. Sono contento che non mi tocca. Il Cerbiatto si sbriciola all’attaccatura delle labbra di Lollo, vedo il plasma arancione impiastrargli i primi baffi, il lucido degli occhi. 

«Ho capito che l’errore è convincersi che quello che ci succede ogni giorno conti qualcosa».

«In che senso?» Persichetti mi allunga il joint.

«Nel senso delle bollette, del lavoro, della macchina, dove andare a vivere. Sono distrazioni. Io l’ho capito. E allora ho iniziato un percorso per liberarmene, mi dedico alla meditazione e a un fitto dialogo con Dio».

Non so se lo faccio apposta, ma il fumo mi va sulle palpebre e perciò devo aprirle e chiuderle più volte. Bombarda che parla di Dio, che dice «fitto dialogo».

«Esiste una leggerezza che attraversa il nostro sistema di organi e muscoli, e ci porta in diretto contatto con la verità». Lo stesso Bombarda che ricordo incorniciato nello screenshot di RomaToday, a cavallo del Booster, Tre chili di coca nella sella del motorino. Poi la comunità, il telefono disponibile a ore, noi che non lo sentiamo per una vita, troviamo scuse per non andare all’inaugurazione della macelleria, non ci ricordiamo la faccia di Ketty.

«Il corpo ci impedisce la visione di Dio».

Bombarda. Aveva una celtica grossa una mano disegnata sull’Invicta con il bianchetto. Perciò mi viene naturale: tengo la canna sul labbro e faccio mezzo passo in avanti, gli tasto il polso con le dita. È pallido e coperto da una patina umida, porcellana. Io lo tocco concretamente; però sì, è vero. Dà l’impressione di tenersi insieme per miracolo. Che sia lì lì per polverizzarsi.

Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop

“dipinto ad olio di una statuetta di porcellana di un uomo pelato vestito di bianco con un cornetto in mano”