Fantasilandia

In fondo questo signore non sta certo ammazzando nessuno è innocuo ha così tanto gli occhi stretti e incollati alla fotografia e sembra che lì nei colori scrostati del bianco e del neroassoluto sotto la pensilina arrugginita di un pullman che non arriva manco coi miracoli lì e solo lì e non altrove in qualsiasi altro corridoio della sopravvivenza sua e di noi tutti miserabili ecco dentro quel riquadro smorto con un albero buio a fianco di una lingua di fiume piccolo che corre lento lento lento sembra quasi di vederlo dal vero inchiodato lì e solo lì dopotutto quel signore ha deciso di passare la domenica.

 

Sta fermoimmobile e non si muove neanche a stroncarlo e secondo me è infastidito da quello scatto perché non lo capisce fino in fondo eppure il senso sta scritto tutto lì dentro in superficie io credo sul serio che si stia complicando l’esistenza perché proprio non ne viene fuori il suo volto è duro come una piuma di marmo così gli dico se gli piace ma lo faccio sulla punta delle parole le piace signore quel piccolo quadro in miniatura lui gira la testa verso di me inizia a piangere con grande contegno senza dirmi alcunché stringe dei fiori coloratissimi in mano e piange piange ora un poco di più stellina ed io non so che cosa cazzo dirgli adesso per esempio piange forte facendo l’impossibile per trattenere e tenerlo dentro il dolore che lo sta divorando anche se è scontato quello che c’è lì in mezzo sì insomma un mondo a stento appiccicaticcio e neutralizzato che stramazza al suolo come una bestia morente che crolla per l’ultima volta schiacciata verso il centro della terra infatti il ramo dell’albero piega moscio in giù e secondo me chi ha messo la fotografia sotto la pensilina di un pullman che non viene ha fatto benissimo perché ci ricorda questa verità straziante della vita che te lo tira su per il culo anche se siamo nella bassa padana e l’airone cenerino ci vola attorno come fosse uno sciacallo affamato e noi niente più se non corpi morti mescolati nella mediocrità imperante delle cose tutte così la bellezza straziante di un paio d’ali bianchissime va a frantumarsi con la miseria di un vecchio albero rincoglionito a fianco di un cazzo di fiume monco da sembrare finto cristodio.

 

Ad ogni modo prendo coraggio e dico al signore di non piangere vita gli dico che sto andando a prendere mia figlia Gaia otto anni quasi nove la porto da Milo il draghetto del parco Fantasilandia non so se ha presente lei forse non lo sa signore caro ma la mia bambina si spacca in due per quel draghetto perché Milo mangia i coriandoli e il fuoco che soffia è un fuoco d’amore che non brucia città né castelli e infatti lo sputa di colori il fuoco e Gaia dice che se faceva la cacca per esempio la faceva di colori anch’essa ma poi dice papà i draghetti mica fanno la cacca come noi bambini e mica come voi grandi

e lei dovrebbe vederla è contenta proprio ne fa una pelle col draghetto Milo che colora il suo mondo di coriandoli rossi gialli blu invece noi stiamo qui con gli occhi sgranatissimi in fissa di fronte a una fotografia con dentro il bianco e il nero dei disperati e tu piangi signore mio perché la fotografia ti si è incancrenita dentro ed è andata giù giù fin dove non si tocca anche se non mi vuoi dire dove stai andando con quei fiori coloratissimi in mano.

È arrivato il pullman finalmente non vedevo l’ora così saliamo tutti e due prima lui poi io e andiamo a sederci vicini senza dirci una parola e dopo cinque minuti di silenzio per niente desolante scendiamo tutti e due alla stessa fermata e non so il perché gli dico le auguro una buona domenica all’insegna di una felicità provvisoria forse ma fanculo non glielo dico e sto per andarmene senza rimpianti quando lui mi dice che Gaia deve essere una bambina molto intelligente e infatti io mi giro e sì io gli dico sì certo che sì signore dovrebbe conoscerla amore mio è ultrasimpatica una sagoma porca puttana e poi intelligentissima è dir poco perché ha sempre delle idee così stravaganti che ogni volta mi spacca il cuore da quanto è superperformante e allora solo a quel punto lui mi dice di chiamarlo Oscar dunque gli stringo la mano di vecchio signore sulla settantina abbondante e gli dico che sono felicissimo di conoscerlo signor Oscar lo abbraccio e lui lascia fare e quando mi slego dal suo corpo pietrificato nella stretta piango anch’io come sta facendo lui senza manco sapere il motivo Oscar senza dire niente mi allunga il mazzo di fiori che tiene in mano e mi dice che sarebbe contentissimo se io volessi fargli la gentilezza di regalare quei fiori alla mia bambina tanto li stava portando ad una donna che è stata l’unico trionfo della sua vita cheilnostrobuondiomipossafulminareinquestomomentosestodicendounabugia cito testualmente e si chiama Manuela cioè si chiamava Manuela pace all’anima sua creatura infatti Oscar è sicuro sicuro sicuro che Manuela sarebbe felicissima se i fiori li ricevesse Gaia e non un volto di donna nella veglia del suo funerale perenne così i miei occhi continuavano a piangere più desolatamente dei suoi accipicchia anche se abbiamo continuato a fare finta che tutto stesse andando così come deve andare una domenica pomeriggio con il sole alto nel cielo e le strade sgombre dalle macchine della settimana pesante.

 

Per un attimo c’ho pensato di invitarlo con noi e quando mi sono convinto di chiederglielo Oscar mi ha anticipato di niente dicendomi che sono un ragazzo molto giovane e io gli ho detto che sì aveva ragione eccome e che cosa fa un ragazzo giovane come te nella vita di tutti i giorni e quando mi ha fatto questa domanda io ho risposto cioè la vita vabbè gli ho risposto che potevo dirgli cosa avrei fatto in questa domenica di gita fuori porta a tutti i costi così lui mi ha guardato forte da non riuscire a dileguarmi dunque gli ho detto la verità come fosse il mio papà di fatto e comunque la persona di cui più mi fidavo nell’universo umano di amici e nemici e

sì certo avrei portato Gaia a Fantasilandia da Milo assolutamente ma prima dovevo passare al Sert per il metadone ed incontrare il dottore delle parole si tratta di sto tizio con un camice bianco addosso disperatamente convinto che il sottoscritto abbia un problema grosso grossissimo con le parole perché tu le parole le scansi ogni volta che ti cercano ragazzo mi dice quando ci vediamo e quindi cosa fa il fenomeno mi chiede di scrivere quello che non dico su un pezzetto di carta a casa mia

con il culo al caldo della mia stanza con mia madre fuori dai coglioni e l’unica cosa che riesco a scrivere è la seguente caro dottore io apprezzo moltissimo il lavoro che lei sta facendo con me ma mi creda mano sul cuore io sì insomma io a dirla tutta il problema grosso grossissimo non ce l’ho con le parole accipicchia anche se ha ragione lei quando mi dice che quando conosciamo una parola nuova il nostro mondo triste diventa più grande la desolazione aumenta la fine pure.

 

E poi al termine di tutto questo ambaradan vado dalla mia ex ragazza a prendere la mia bambina bellissima e andiamo tutti insieme a Fantasilandia io Gaia e quella gran troia di sua madre che dio la strafulmini in questo momento Oscar a quel punto mi dice che ogni domenica puntuale come un infarto va a trovare la sua Manuela e gli piacerebbe enormemente rivedermi prima o poi ci conta così ci salutiamo lui mi bacia lieve sulla guancia ed è un bacio il suo che mi arriva dritto in fondo al cuore malato di tossico del cazzo ed è vero ha ragione il dottore delle parole perché adesso gli vorrei dire tante di quelle frasi nel mio mondicino infinitamente piccolo a Oscar e non me ne viene mezza di parola e sto lì con dei fiori coloratissimi in mano ad aspettare che un cielo superfluo mi crolli finalmente sulla schiena e su tutti i pensieri che ho rinchiusi nella testa e che lì rimangono perché non hanno le ali bianchissime dell’airone cenerino per evadere e meravigliare non dico l’universo ma almeno il signor Oscar che mi vuole bene anche se mi conosce un unghia mi vuole bene perché io resto qui sotto le macerie con i piedi nel fango ad aspettare un passato migliore forse e un futuro sorprendente e tutto va come deve andare in questa domenica di parole sepolte e lacrime straripanti ed io sono felice un pochino solo quando vedo Milo mangiare i coriandoli e soffiare il fuoco di colori e la cacca no.

 

Che poi ci siamo andati per davvero a Fantasilandia giuro dopo la puntura e l’incontro col dottore ed io non stavo più nella pelle perché Gaia continuava a sorridere di gran lena di fronte a Milo e c’erano tutti questi colori dell’universo forse e lei rideva come la bambina più bella e intelligente del mondo può ridere e in fondo seppur a stento e con qualche tremendo pentimento rideva anche Cristina senza farsi vedere da me ci mancherebbe ed io non avrei detto niente a mia figlia per nulla al mondo non le avrei detto che dentro Milo si nasconde un ometto grassottello brutto da fare paura e basso in modo indecente che fuma sigarette senza filtro come un turco scappato di casa dovresti vederlo amore mio quanto fuma il draghetto Milo e comunque no non trovo il senso di dire ad una bambina di otto anni quasi nove che il suo eroe del cuore sputa tutti i colori dell’universo solo per finta e la cacca la fa eccome come il tuo papà tesoro mio quindi normale una cacca normalissima senza i colori dei coriandoli e conta i giorni anche lui come più di qualsiasi altra persona al mondo fanno il tuo papà e la tua mamma e spera quell’ometto nano e insignificante che esiste solo nella pancia di un drago di pezza spera nient’altro che il cielo possa cadere d’un botto prima o poi anche e soprattutto per lui perché tutto finisce piccola mia anche se la mamma non te lo dice e infatti neanche il tuo papà ti dice che tutti quanti tutti aspettiamo con le mani giunte del cuore la caduta improvvisa e l’unica cosa che conta in tutto questo ambaradam è il fatto di trovare qualcuno che ti regala dei fiori da portare in giro tra la gente perché anche la canzone cantava che per fare tutto ci vuole un fiore qualsiasi cosa tu voglia un fiore ci vuole e non importa se l’effetto della puntura ora sta svanendo sbiadendo ed io tornerò ad essere l’uomo atroce di sempre non importa proprio perché l’unica cosa essenziale molte volte come dice il mio dottore del Sert l’unica per davvero sono le parole che si posano e riposano sulle ali bellissime dell’airone cenerino quelle che anestetizzano la fotografia in bianco e nero dove un albero quasi per sbaglio corre lungo un fiume spento e un signore nel sottobosco di quella fotografia si ostina a cercare un volto di donna che c’era tempo fa e oggi non c’è più mentre tutto eternamente cade come cade la neve senza farsi accorgere e il tuo papà nonostante tutto il tuo papà coi piedi nel fango guarda tutte le stelle che non verranno e questa dolcezza disperatissima del cielo in picchiata amore mio dolcissimo.

Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop

“dipinto ad olio che rappresenta due uomini di spalle fermi ad una pensilina in attesa dell’autobus, l’atmosfera è cupa, uno ha un mazzo di fiori in mano”