Attilio l'idiota

Un’ex compagna di scuola mi ha chiamato. Non ho risposto. Ho richiamato e senza convenevoli ho chiesto di chi fosse il funerale. È rimasta in silenzio. Non c’è alcun funerale, i nostri compagni vogliono rifare la foto di classe dopo trent’anni. Ci ritroviamo. Una foto di gruppo e andiamo a mangiare tutti insieme. Magari, dopo, si va a ballare.  Le ho promesso che ci avrei pensato e con una scusa ho attaccato.

Perché rifare la foto di classe? Non sono più l’anarchico scontroso dell’ultima fila. Quello seduto accanto ad Attilio. Lui sì, ha violato le leggi naturali. Era un idiota e continua a esserlo. Lo fissavo con disprezzo mentre in classe divoravo i poeti americani invece di leggere, come tutti, The poetry in the Victorian Age. Ricordo che puzzava e rideva sempre, anche delle disgrazie altrui. Fingeva di masturbarsi sotto il banco e disegnava con il gesso grossi falli minacciosi sui muri della scuola. Oggi, quando lo sento arrivare con la sua moto rintronante e noto il teschio sul giubbotto, mi volto e mi allontano. Crede di essere un Hells Angel, ma vive con la madre, non ha un lavoro o forse ne ha fatti tanti e altrettanti ne ha persi. Se lo vedo passeggiare con un molosso al guinzaglio, cambio strada. Non voglio parlare con lui, non voglio osservarlo mentre sputa per terra. E perché dovrei posare di nuovo accanto a quell’idiota con il cranio tatuato? 

E gli altri? Alberto ha perso il lavoro in una fabbrica e dopo un anno ha divorziato. Passa le giornate nei bar dove gioca, perde e beve sempre. Le figlie lo guardano con disprezzo e se lo merita. Virginia fa la scambista con il marito. In paese lo sanno tutti, ma lei crede che non lo sappiamo. Elisabetta soffre di depressione. Racconta in giro che è guarita, ma ha di nuovo tentato il suicidio o lo ha fatto solo per attirare l’attenzione. Lucia si è convertita all’Islam per amore. Indossa l’hijab e quando la incontro ride, sembra felice. Felice di avere un marito più vecchio di nome Karim o Ahmed che le dice come vestirsi? Degli altri compagni voglio ricordare nulla.

Ricordo però tutti i volti dei mediocri professori che da tempo se ne sono andati in pace e nessuno li ha rimpianti. E io quanto sono cambiato? Se i nostri volti sono diventati larghi, patetici e pieni di macchie, quanto saranno mostruosi, dopo quarantanove anni di vita, una milza, un rene, un colon, un’aorta, un testicolo?

Quanto si modificano le nostre carni nel tempo? Perché gli anziani odorano di vecchio e di biancheria sporca? Mi annuso il corpo per timore di puzzare come un vecchio. Il corpo ci manda sempre dei segnali, sentenziava mia nonna semianalfabeta, ma esperta in semeiotica. «Tu sei pallido. Non stai bene» mi ripeteva ogni giorno. Allora, mia madre mi accompagnava dal medico in città. Un uomo mostruoso dal viso butterato mi visitava in silenzio, mi prescriveva una cura ricostituente e consigliava di controllare il colore delle feci. Così, quando mi guardo allo specchio e mi vedo pallido, so dove trovare la soluzione. Forse anch’io, come Attilio l’idiota, non sono mai cambiato.

Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop

“dipinto ad olio che ritrae un uomo basso vestito con un casco ed un gilet nero a bordo di una Harley Davidson”