Avevo fame

Buongiorno signor Ciccarelli,

finalmente mi sono decisa a lasciarle questo biglietto attaccato alla saracinesca. Mi sono messa troppo scuorno a darglielo di persona. È per ciò che ho fatto l’altro giorno. Non so cosa mi sia venuto in mente; lei è una persona buona, si vede subito!

Insomma, è successo che mi sono trovata a passare davanti al suo negozio, due giorni fa. Ho visto quel panino e l’ho rubato. Il perché? Tra poche righe glielo dirò, il perché. Ma le giuro che è stata la prima volta, e sarà anche l’ultima! Non sono come quelli che le fanno tutti i giorni ’ste cose, perché lei non sa quanti ne ho visti in metropolitana e anche nella mia classe. Si fottono libri, vocabolari di latino o greco e soldi: anzi, quelli è meglio che te li infili nelle mutande perché sono i primi a sparire. Peggio di tutti sono le ragazze di quinta del mio liceo, che pare ce l’abbiano solo loro e che trattano noi di seconda come se fossimo delle sfigate. Quelle tengono la cazzimma!

Se lei conoscesse, ad esempio, Maria, capirebbe chi sono le persone veramente cattive. Quella, un giorno, ha fatto lo sgambetto a una della prima, facendola rotolare giù per tutte le scale. Così, senza motivo. Maria è una che gira sempre con due o tre di loro, tutte come lei. Non stanno bene, mi creda.

Non voglio giustificarmi, ma ci sono persone che fanno cose peggiori. Io mi faccio i fatti miei. Vedo, ma mi sto zitta. Non sia mai che scoprono che fai la spia, sono capaci di acchiapparti fuori scuola e poi ti ammaccano come un paraurti. 

Comunque, dopo mi sono sentita troppo in colpa con lei, e così, ecco i soldi. Troverà cinque euro nella busta. Tenga pure il resto. Lei, però, sta ancora aspettando di sapere perché ho rubato il panino al salame che aveva accartocciato così bene nella pellicola. Mia madre la odia quella cosa trasparente; la srotola e un minuto dopo è già appiccicata alle dita e alla fine la butta così com’è. Ultimamente, non so cosa le è preso. Mia madre ha perso la pazienza, ecco. Ha sempre gli occhi altrove e mai su di me e mio fratello. A volte le chiediamo una cosa e ci risponde sì o no, ma in automatico, senza capire. Se insistiamo ci prende a schiaffi. Credo per colpa di papà. Sta sempre fuori per lavoro, ma questo non vuol dire che si comporti male o che abbia un’altra, come dice lei. Secondo me vuole solo essere lasciato un po’ in pace, ma lei non ci arriva proprio.

Sto raccontando cose che non le interessano, mi scusi ancora. 

Ma è per dirle che la mia vita è un gran casino. Non so la sua, onestamente, ma da quello che ho visto anche lei non se la passa bene. Avrò contato sì e no tre clienti al giorno nel suo negozio. I supermercati vi hanno segato le gambe, vero?

Ci si trova di tutto, sono veloci e la roba costa anche meno. Lei mi dirà: allora perché non sei andata a rubare a loro?

Come se fosse facile! Una volta, un mio amico lo hanno trattenuto perché è stato beccato con un pacco di Gocciole sotto la giacca. Hanno chiamato i genitori, non lo lasciavano più andare. Mi ha fatto una pena. Ormai girano, sì quelli della sicurezza girano e tu non te ne accorgi neanche talmente sono bravi. 

Così sono venuta da lei. La verità è che mio padre si fa il mazzo da quando mia madre ha perso il lavoro, e spesso non c’è niente da mangiare a casa. Capita pure che, qualche sera, io e mio fratello andiamo a letto a stomaco vuoto, ma non ci lamentiamo mai. Così, quando ho visto il panino, è come se si fosse accesa una fiamma nello stomaco: dovevo mangiare!

Lei stava piegato a prendere due bottiglie di latte Zymil alla vecchia di spalle, che era entrata prima di me. Ho approfittato. Ho corso, ho corso fino ai giardinetti, credevo che lei mi stesse seguendo. Non lo ha fatto. Ho mangiato il suo panino.

La rosetta era buona, ma il salame… non sapeva di niente.

Adesso penserà che sono una stronza. Mangio io e non lascio niente per mio fratello. Ha ragione. Ma non ho resistito, non ce l’avrei fatta fino a casa. Non che lui sia un santo, comunque. Insulta me e i miei amici, così, gratuitamente. Dice che siamo degli addormuti. Invece, lui sarebbe uno sveglio? A scuola va bene perché usa il cellulare; e che miseria, non lo sgamano mai!

Intanto io la cosa buona l’ho fatta: le ho pagato il panino. Pensi che questi cinque euro me li aveva dati mio padre per ogni evenienza. Io, invece, li do a lei. Magari venderò qualche manga su Subito e avrò risolto. Magari, la prossima volta che entrerò nel suo negozio, sarà lei a dirmi: «Come lo vuoi il panino?» Perché avrà capito che sono una brava persona e deciderà di farne uno anche a mio fratello. Sarebbe una bella cosa.

Però mi sono chiesta perché mi ha risposto in quel modo quando sono entrata nel suo negozio. Prima che fuggissi col panino, lei mi ha chiesto: «Che vuoi?» Io le ho risposto che ero indecisa su cosa prendere. Adesso mi chiedo: perché è stato così aggressivo? 

Mica l’ho offesa! Voi adulti pensate di poterci trattare come monnezza solo perché siamo ragazzi. Ma se ci fosse stato qualcun altro al posto mio, tipo Luca della terza C, le avrebbe fatto ingoiare quella sua faccia da fesso.

Lui non se le tiene certe provocazioni. Invece io me ne sono stata zitta. Quindi anche lei è un po’ stronzo. 

Volevo dirle un’altra cosa. Ho dato un’occhiata in giro l’altro giorno. Ho visto quattro scatole, magari pure finte, sugli scaffali, e briciole buone per le formiche. Nella vetrina del pane c’erano due mosche sul punto di ammazzarsi per quei tre sfilatini. Il prosciutto cotto aveva un colore viola da morto, immagino poi il fetore. Lei vende quella roba, e alla gente va bene?

Si faccia la barba e si aggiusti quei denti che sembrano scoppiati in aria con un petardo. I vestiti, se li cambia? 

E poi, ho notato che non smetteva di guardare. Mo’ che ci penso: ma che aveva da fissarmi? Mica è uno di quei vecchi rattusi che stanno ai giardinetti e fanno finta di aspettare qualcuno? No, perché a me è sembrato proprio uno di quelli che ci provano con le ragazzine. Bravo, eh! Ora capisco perché nel suo negozio entrano solo i vecchi. Non ci ho mai visto uno della mia età. Lei mi fa proprio vomitare! E poi dovrebbe vergognarsi di come tiene la roba lì dentro. Di fregare la gente con lo schifo che prova a vendere.

Anzi, la vuole sapere la verità?

È colpa sua.

Non è vero che mia madre ha perso il lavoro e ci picchia e che mio padre si fa il mazzo. I soldi li abbiamo, e anche tanti, che lei non se lo immagina. Quella vecchia dello Zymil mi ha riconosciuta e la sfiga ha voluto che fosse parente della nostra vicina di casa. E così, ecco il problema: ha fatto la spia. Mio padre mi ha minacciata che, se non le ridavo ’sti soldi di merda, mi avrebbe chiusa in casa per un mese.

Beh, io non ci sto un mese a casa per colpa sua, okay? A fine anno ci sarà la mega festa dove vanno praticamente tutti i miei amici e io la figura della sfigata non la faccio. Quindi prendi ’sti quattro soldi e… anzi, no. Non te li lascio i miei soldi! Sto zozzo. Stai attento che potrei raccontare a mio fratello che ci hai provato con la sorella: guai a chi gliela tocca! Conosce persone che verrebbero ad appicciarti il negozio. Io al posto tuo non starei tranquilla, te lo dico. Altro che panino, ci vorrà ben altro per farmi stare zitta.

Vergognati!

Immagine generata con DALL-E
“a metal shutter of a shop a paper sheet attached with tape, realistic oil painting”