Numero 16

In certe terre lontane e sepolte sotto tonnellate di immondizia, vivevano genti semplici e dai gusti autentici. Mangiavano poco e raccontavano storie: la preferita di tutti i bambini era quella di Mezzoculo, strega maledetta e sfortunata. La sua sfortuna non era tanto quella di abitare in una terra ancora più lontana e ancora più sepolta sotto ancora più tonnellate di immondizia, comunemente conosciuta come Frosinone, quanto il fatto piuttosto originale di esser nata con mezzo culo: l’altra metà né lei né nessun altro avevano idea di dove fosse finita.

Probabile, ma di prove non ve ne sono, che qualcuno nel mondo sia nato con un culo e mezzo, ovvero con una metà di troppo che era quella mancante a Mezzoculo.

Questa strega non mancava di poteri straordinari, ma di tempismo e di buona sorte: se dava fuoco al villaggio dal cielo veniva giù un torrente d’acqua, se trasformava l’acqua in veleno nel villaggio giungeva un medico con l’antidoto e così via. Un bel giorno decise di far sparire tutte le mucche, le pecore, le galline e ogni altro animale da allevamento, ma la sera precedente la riunione dei capovilaggio aveva concordato un passaggio al veganesimo in tutta la regione. Una mattina fece sorgere il sole in anticipo e lo lasciò nel cielo per giorni e giorni, gli abitanti ne approfittarono per abbronzarsi. Poi fece calare la notte per settimane, quelli quindi poterono recuperare tutto il sonno perduto. Insomma, come faceva faceva, Mezzoculo era sfortunata. 

Talmente sfortunata, raccontavano i più anziani ai più piccini, che neppure la clemenza dei suoi concittadini le assicurò una lunga vecchiaia. Strega così sfortunata da essere innocua rappresentava una sorta di talismano. Nessuno si sentiva in pericolo nonostante i suoi mille malefici piani. Era lei stessa, invece, a rischiare ogni momento di passare a miglior vita, scivolando, sbattendo, cadendo, fulminandosi, incendiandosi, beccandosi malattie di ogni sorta.

Rischiò la morte perché sfortunata, ma la schivò sempre perché strega.

Almeno finché non giunse il Re in quelle terre ancora più lontane e ancora più sepolte sotto ancora più immondizia, chiamate anche Civitavecchia. Venne a cavallo come si confaceva alle maestà e accompagnato da stregoni, cantori, ancelle e tutta una serie infinita di servitori con contratto stagionale e Co.Co.Pro. 

Il Re, che era piuttosto basso di statura, pretendeva che i sudditi lo accogliessero seduti per terra o al massimo su qualche bassa seggiola, per chi soffriva di reumatismi e non poteva rischiare l’umidità della terra nuda. Per annunciare tale richiesta, che era comunque abbastanza nota nelle terre del regno, alcuni menestrelli anticipavano il corteo regale. Stringevano lunghe pergamene con il volere maestoso e soffiavano nelle trombe per attirare l’attenzione: tutti gli abitanti uscivano dalle case, portavano le seggiole sotto braccio oppure preparavano delle stuoie per appoggiarci le terga. Questo lo facevano specialmente i più alti che avrebbero rischiato, nonostante la seduta, di risultare più alti del Re a cavallo. O meglio del Re al pony. Vista l’altezza, difatti, sua Maestà preferiva quella sorta di destriero pupazzo. La confusione delle trombe e la voce dei menestrelli disturbò Mezzoculo e, leggende narrano, che questa uscì per strada brandendo la scopa. Trattò gli emissari del Re come topi, sebbene lei fosse grande amica dei roditori ma è un modo di dire.

A questo punto vi sono diverse versioni della storia, i racconti degli anziani divergono, ma la più accreditata è la seguente. Urlante e annoiata Mezzaculo fece il diavolo a quattro, si infuriò e maledì gli emissari del Re, il tutto mentre sua maestosità e il suo seguito procedevano verso il villaggio. Gli abitanti, quando la criniera del pony maestoso spuntò all’orizzonte, cercarono in ogni maniera di spiegare alla sfortunata quale fosse la situazione. Le fecero gesti, qualcuno provò anche a disegnarle il futuro sulla polvere, ma Mezzaculo non capiva e non capiva. Il Re giunse di fronte a lei, che per essere una strega era alta quasi il doppio del pony, tanto che svettava di una testa sulla corona. Per poco a sua maestosità non venne un infarto. Chi era quella donna che osava accoglierlo in piedi?, sbraitava con la sua voce da agnello sacrificale. E mentre stregoni, cantori e ancelle cercavano di dargli conforto, le guardie afferrarono Mezzoculo per le braccia.

Le fu ordinato di sedersi, di accomodarsi al suolo, di gettare le terga sulla fredda terra, insomma non furono lesinate parole, ma per quanto la strega vi provasse questo non le era possibile. Non era stupida, aveva capito perfettamente la gravità della situazione, non c’era bisogno di minacciarla con la spada. Ma lei proprio non poteva. Il Re, però, per quanto disgraziato e colpito già dalla sfortuna, vedesi la sua modesta altezza, non era sensibile alla cattiva sorte altrui.

Mezzoculo aveva solo mezzo culo e le era impossibile, fisicamente e anatomicamente parlando, sedersi.

Poche storie, la tragedia era ormai segnata. Il boia le tagliò la testa su due piedi e il corteo proseguì. Questa fu la fine ingloriosa di una strega tanto innocua quanto sfortunata. Perché nella vita ci vuole culo finanche per sedersi. Altrimenti è una disgrazia.

Immagine generata con DALL-E
“a procession led by a dwarf king on a horse crosses a street overflowed of rubbish, victorian style painting”