Ti ho vista

«There’s gotta be a record of you someplace
You gotta be on somebody’s books»

Ti ho vista sull’Ancona-Milano. Io stavo scrivendo questo racconto – prima parlava dei vari tipi di persone che si incontrano sul treno, ma nel momento in cui ho incrociato il tuo sguardo mi sono ritrovato subito a parlare di noi due. Tu mi hai sorriso. Anche io l’ho fatto. Abbiamo ripreso a guardare fuori, ognuno dal proprio finestrino. Il tuo era dal lato del mare – per forza, con quei capelli e quegli occhi.

A un certo punto devi aver pensato che la nostra non sarebbe stata la classica storia da film in cui due si sorridono sul treno senza mai parlarsi e passano la vita a chiedersi cosa sarebbe successo se si fossero decisi ad aprire quella maledetta bocca,

perché ti sei alzata, ti sei seduta di fronte a me e mi hai chiesto cosa stessi scrivendo.
Io devo aver pensato la stessa cosa, perché ti ho risposto che stavo raccontando la nostra storia, di come invece di scendere a Milano siamo scesi a Rimini

perché l’idea di andare a Gradara e fare un po’ come Paolo e Francesca - senza finire all’Inferno, possibilmente - ci sembrava una grande idea.

Tu ti sei messa a ridere, mi hai preso per mano e mi hai condotto verso l’uscita, proprio mentre il treno si fermava a Rimini. Io mi sono liberato dalla tua presa, tu mi hai guardato con aria triste e io ho deciso che non ti avrei mai fatto del male per non vedere più quella faccia, mentre ti rassicuravo dicendo che stavo solo andando a prendere le nostre valigie. Hai riso di nuovo. Che bello. Non siamo andati a Gradara. Abbiamo preso un gelato a Rimini, passeggiando sulla spiaggia, mentre ridevamo degli impegni che avevamo a Milano e che avremmo dovuto posticipare. Mi hai detto che ti chiami Fiammetta e io ho dato un senso al bruciore che sentivo nel petto. Mi hai raccontato dei tuoi luoghi, della tua famiglia e dei tuoi amici e io ho pensato a Guccini, allora ti ho detto: «Vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero come se amici fossimo sempre stati.» Tu sapevi benissimo che la frase non era mia, ma ti sei emozionata lo stesso e baciandomi mi hai detto:  «Lo faranno.»  Ti ho baciata a mia volta, e ho pensato che a quel punto avremmo dovuto fare l’amore. Subito. Ma il treno sta per arrivare a Milano, devo spegnere il computer e prepararmi a scendere.

Tu togli le cuffie, mi sorridi un’ultima volta, prendi lo zaino e ti avvii. Ciao, Fiammetta. Scusa se non ho avuto il coraggio. Grazie alla targhetta sulla tua valigia so anche il tuo cognome.

Chissà, magari ti cerco su Instagram, sui social è più facile avere il primo approccio - maledetti social.

Saprai mai di essere la protagonista di un racconto? Forse te lo invierò su Instagram, e a quel punto penserai probabilmente che sono matto. Forse lo sono comunque. O forse mi sono semplicemente innamorato di te.

Immagine generata con DALL-E
“surrealist painting of a flame burning in a young man chest, a train runs in the background”