L'elastico

Il giorno che imparai a legarmi i capelli ero contentissimo, una di quelle gioie ingiustificate e primitive. Ero dell’idea e avevo sempre pensato che dovessi trovare qualcuno che mi legasse i capelli, pensavo di dover cercare e trovare questo tipo di cose in una donna, una che mi aiutasse in un compito del genere, quella tipa che ha subito voglia di metterti le mani addosso, toccarti i capelli, baciarti al primo appuntamento.

Invece un pomeriggio, verso il crepuscolo, in maniera del tutto casuale, prendo l’elastico nero con cui stavo giocando nervosamente sulla scrivania e riesco con un colpo istintivo e rapido a legarmi i capelli. Ero entusiasta. Per me avevo raggiunto un obiettivo impossibile. Mi era svoltata tutta la vita in un attimo, pensare di tenere i capelli lunghi, e non legarli mai, sarebbe stato molto triste.

Quel giorno fu una giornata complessivamente noiosa. Non stavo facendo niente, forse la cosa più entusiasmante che stavo facendo era chattare con qualche ragazza conosciuta su qualche piattaforma di dating. Le utilizzo molto, forse ne sono dipendente, da quando Serena mi ha lasciato con un messaggio secco e determinato “è finita”, la propensione a entrare in queste app è aumentata vertiginosamente. Quel pomeriggio su Tinder, stavo provando a fare una conversazione con una ragazza molto suscettibile, in chat le scrivo: “Ciao Carla” e aggiungo un’emoticon di una faccina che ride. (Questa cosa di utilizzare termini inglesi nella scrittura, è legale dopo l’uscita infelice di Fratelli d’Italia? Ai posteri l’ardua sentenza).

Lei mi risponde dopo qualche ora, in maniera secca e irritata: “Ciao, non c’è molto da ridere”.

Io le rispondo immediatamente, non ci posso fare niente, non riesco ad aspettare neanche un minuto, quando mi rispondono io voglio rispondere subito. Ho bisogno di conversazioni veloci, mi stancano quando diventano lente e protratte nel tempo, quindi rispondo, le dico che stavo ridendo perché il colbacco che aveva in foto era molto divertente.  A quel punto spiazzato dalla sua risposta, cerco di rimediare, dicendo che comunque il suo profilo è molto sensuale, e non è vero che fa solo ridere il suo account, lei a questa mia risposta, dice in maniera cinica una cosa sull’umanità, sostiene che essa faccia schifo perché ha appena trovato un pezzo di plastica nel cibo mentre parla con me. A questo punto cerco di mettere un po’ di leggerezza nel discorso dicendo che: “lo so che l’umanità fa schifo, ma conviene farsi una risata ogni tanto, perchè non cambia nulla”.

Nel messaggio successivo Carla mi attacca sul personale dicendomi che non esisterebbero i cambiamenti se tutti la pensassero come me, ridendo e facendo i passivi.

La conversazione stava diventando tossica e mi ricordava i discorsi da montagne russe che facevo con Serena. Discorsi a parte, la mia ex aveva dei capelli molto belli e lunghi, passava i suoi pomeriggi ad alternare la pulizia della casa con la lettura di manuali di letteratura inglese, faceva troppo spesso la doccia, sia la sera, che la mattina, la sera per rilassarsi, la mattina per svegliarsi.

Un consumo di acqua esagerato e in questi tempi in cui non piove mai, non credo sia una buona idea lavarsi così spesso. Non dico che lo shampoo si debba fare una volta a settimana, si corre il rischio di avere un frantoio al posto della testa. Ma non si può pensare di lavarsi ogni giorno i capelli. Litigavamo spesso per questi argomenti ambientali, i conflitti erano irriducibili, la nostra relazione aveva raggiunto un punto. Nessuno dei due vedeva futuro e forse entrambi volevamo altre cose. La mattina mi svegliavo triste accanto a lei e sentivo di non essere pieno. Nessuno dei due voleva più impegnarsi, eravamo in caduta libera. Pensavamo più a noi stessi, che all’altro. Nell’ultimo anno io e lei saremo andati a letto sì e no due volte, malvolentieri, di prima mattina. Era solo un gesto meccanico, sbrigativo. Leggere il racconto di Chiara Arrigoni con il suo Liberarsi della roba del tuo ex mi ha aiutato a scrivere questa frase precedente. 

In quel periodo il mio pensiero fisso non era la mia relazione difettosa, ma i capelli.

Esattamente avevo paura di perdere i capelli, più che perdere Serena,

il rischio di perderli è sempre dietro l’angolo: stress, gli ormoni, alimentazione, cambio di stagione, fattori ereditari, situazioni patologiche, fumo, farmaci, sole, smog, la vita. Si dice che per sapere se perderai i capelli dovresti guardare il padre di tua madre, se penso a mio nonno materno, lui se n’è andato con tutti i capelli in testa, dovevo quindi stare tranquillo. Ma non credo molto a queste leggende metropolitane che si tramandano chiacchierando durante le cene tra parenti e amici, e quindi stavo con il patema d’animo. Poi alle volte mi consolavo con la barba, e pensavo qualunque cosa succeda nella mia vita, lei sarà sempre con me. Però guardiamo il bicchiere mezzo pieno, avevo i capelli e anche la barba, ero salvo per ora.

Legare i capelli come ho detto poc’anzi cambiò radicalmente la mia vita, tutto era cambiato, dal profilo su Tinder, all’immagine di Whatsapp, alla foto del profilo Facebook, anche se ormai Facebook non lo uso mai, forse ci entro una volta a settimana, c’è di tutto là, puoi trovare anche i necrologi.

In quella settimana il nuovo look mi diede delle soddisfazioni, i complimenti graditi dai colleghi di lavoro, e persino al supermercato la cassiera mi aveva guardato con occhi diversi. È pazzesco come l’aspetto fisico sia importante nelle relazioni sociali.

Quindi, tutto era diverso, aveva un sapore nuovo, e la percezione di me stesso era senza dubbio migliorata. Forse sono un po’ vanitoso, ma per carità, non sono narcisista, per auto – convincermi ascolto anche i podcast di Sibilla Iacopini, col suo “non siamo tutti narcisisti” certamente, mi piace guardarmi allo specchio, e prendermi cura dei miei capelli e quando li vedo legati senza nessun capello fuori posto, devo dire che mi sento bene. In quelle settimane iniziai a informarmi voracemente su tutti gli elastici in commercio, e su quale elastico fosse migliore, ero diventato in poco tempo un esperto: c’erano quelli in gomma colorati, elastici a spirale che non spezzano i capelli, quelli classici che si trovano nelle bancarelle, quelli col cappio, quelli con la chiusura isolata, elastici rotondi particolarmente adatti ai capelli grazie alla loro extra-morbidezza, e quelli di Tiger i migliori secondo recenti risultati. Insomma avevo fatto una ricerca di mercato che mi aveva messo davanti un paniere ampio ed eterogeneo, la scelta adesso dipendeva solo da me. Alla fine scelsi il mio elastico, quello che avevo sempre tenuto in giro per casa e non avevo mai usato. Tutti abbiamo in giro per casa oggetti che teniamo qua e là ma non utilizziamo mai, mi succede anche con i libri questa cosa, alcuni ce li ho sulle mensole da anni, non li ho mai letti, anzi a dire il vero non li ho mai aperti, forse perché hanno una copertina poco accattivante, o forse perché il titolo non mi suscita curiosità o semplicemente perchè preferisco fare altro che leggere. Per questo quando conosco qualcuno che legge molto, mi spavento, Baricco dice che a leggere sono buoni tutti, non ho mai condiviso questa frase, credo che per leggere invece, ci voglia talento, più che a scrivere. Perché credo che chi scrive resta un po’ chiuso nel suo circuito, legge per scrivere ancora, per prelevare materiale buono da riscrivere, perché diciamocelo una buona scrittura è essenzialmente riscrittura. Certo il massimo sarebbe leggere tanto e scrivere bene, questo discorso mi ricorda un po’ la canzone di Basilicata coast to coast dove l’attore Paolo Briguglia canta a Maria Teresa una regola aurea per cercare la donna giusta. Dice “L’ideale è quando trovi una donna brutta che ti piace, perché che ci vuole a farsi piacere una bella, quella brutta invece, agli altri non gli piace ma a te ti piace, e nemmeno ti sembra brutta, perché sennò non ti piace, ma l’ideale ideale però è quando trovi una brutta che ti piace che tu gli piaci, sennò se a quella brutta non gli piaci ti conviene che ti piace una bella, se si tratta di non piacere”. Però a volte non è un problema di bello o brutto, e non si tratta nemmeno di talento o incapacità, è proprio una questione di elasticità mentale, ne trovo ben poca ultimamente, e per me è il vero dramma, questo dimostra che per prosperare in questi tempi dinamici e difficili è possibile ricorrere al pensiero elastico, un’abilità cognitiva che una volta sviluppata libera la nostra mente rendendoci più inclini a generare nuove idee e incorporarle nelle nostre vite. Ecco, l’ho detto: il problema dei nostri tempi è la mancanza di elasticità mentale. Di solito faccio un ragionamento con me stesso, prima di addormentarmi, questo mi aiuta ad affrontare la giornata successiva e a fare un resoconto di quella già passata. A volte è un pensiero confuso, proprio come questo discorso qui sulla scrittura, sulle donne e sull’elasticità mentale, e poi non sono sicuro se in effetti, la scrittura, le donne e l’elasticità mentale siano correlate in qualche modo. Stavo per spegnere il cellulare, quando mi arriva una nuova notifica “Hai una nuova compatibilità, non lasciare il tuo match in sospeso”. Era Tinder che mi disturbava a mezzanotte. Ero stato tutta la serata con me stesso, non avevo sonno e il match appena fatto non era male.

Vado subito per la tangente, scrivo un messaggio diretto e semplice, che non lascia spazio a fraintendimenti: “Che hai in frigo?”, lo so l’ora non era adatta per questo genere di discorsi, ma la sua bio suggeriva il contrario Non so mai cosa cucinare.

Lei mi risponde immediatamente “due zucchine, una mezza melanzana, una lattuga, una mozzarella e un vasetto di fiocchi di latte, ‘na tristezza lo so” 

Io a quel punto le rispondo senza mezzi termini: “Hai la mollica?” 

Lei mi risponde “Si”.

A quel punto le rispondo “Puoi fare le zucchine e le melanzane impanate, per contorno i formaggi e puoi ritenerti soddisfatta. 

Ma lei opta per una tristissima insalatona. Secondo me è immangiabile a pranzo figuriamoci a mezzanotte. Continuiamo a scriverci per qualche altro giorno e poi di comune accordo decidiamo di uscire, dopo qualche giorno a scambiare messaggi alla tenera età di trent’anni o si ci dà una mossa a uscire o Tinder dovrebbe automaticamente annullare il match. Quindi usciamo, tutto sembra perfetto, bei discorsi, lunghi baci, serate a bere e stare in giro tutta la notte. Lei molto bella, capelli rossi, occhi neri, vestita sempre colorata, sorridente, entusiasta della vita, quando sono entusiaste della vita mi piacciano subito, è una qualità irresistibile. Alta 1,67 senza tacchi, a me piacciono le ragazze che utilizzano i tacchi, ricerco femminilità in una donna. Con questo non voglio dire che se utilizza i tacchi allora abbia femminilità, ma sicuramente è un plus. Però devo dire che mi piace anche la donna con le Converse. Questo testo contiene parole ai fini commerciali ci tengo a dirlo. L’ultima volta che siamo usciti, lei aveva un paio di Gazelle. Fu una serata normale, un solo spritzino e una passeggiata, anche perché l’indomani lei lavorava. Aveva un elastico al polso, quelli a spirale che non spezzano i capelli, fu naturale per me chiederle se lo potevo prendere, lei con molta gentilezza, non si tirò indietro e me lo diede, lo presi e lo misi tra i capelli. L’accompagnai a casa, non mi fece salire e tornai a casa mia. Portai il suo elastico con me. L’indomani scopro che mi aveva bloccato su tutte le piattaforme. Vale la pena chiarirlo subito, questa non è una storia d’amore. È solamente una storia su un elastico. Io sono convintissimo che questa non è una storia di amore, e poi sono abbastanza sicuro che non troverò mai una persona elastica, una che sappia passare dall’ironia ai discorsi seri, che possa sopportare il peso dell’esistenza utilizzando la leggerezza. Le persone sono deludenti, oppure io sono stato deludente troppe volte con gli altri. Non è facile trovare qualcuno che sappia lasciare andare le idee comode e che si adatti al cambiamento e alla contraddizione, a superare la mentalità convenzionale a riformulare le domande che di solito ci poniamo, ad abbandonare le nostre convinzioni e pregiudizi più radicati e aprirci a nuovi paradigmi. A lasciare i dogmi e a superare la monotonia. Trovare qualcuno che ci rivela come possiamo sfruttare al meglio il nostro cervello elastico al momento giusto. Queste parole ad esempio non c’entrano niente con l’amore, sono prese da uno dei corsi che faccio settimanalmente di Mindset, un percorso completo per imparare a cambiare mentalità e raggiungere il vero potenziale personale.

Forse dovrei ubriacarmi, uscire a fare una passeggiata e smetterla di idealizzare un elastico.

E poi dovrei fidarmi di Proust, quando dice che dobbiamo lasciare le donne belle agli uomini privi di fantasia e forse non dovrei più frequentare questi corsi da bullishit job che favoriscono la mia crescita personale.

Al massimo con questo elastico ci posso giocare un pò, perché io nell’elastico ci vedo l’infinito. Forse mi sbaglio o forse non dovrei scrivere più, procrastinare mi aiuterebbe.

La verità che adesso tengo più all’elastico che ho al polso che alle persone. La verità è che quel qualcuno che cercavo per aiutarmi a legare i capelli ero sempre stato io.

L’elastico è un oggetto molto utile, parafrasando il Treccani risulta che elastico deriva dal latino e significa forza propulsiva. Quella che serve per affrontare la vita di tutti i giorni. Tieni stretto quell’elastico e vai avanti. Non saprei dire di più.

Immagine generata con DALL-E
“Renaissance-style portrait of a thirty years old boy in profile with long hair tied up with an elastic band”