Mamma tua

C’è quest’immagine di mia madre che calcia la porta contro la mia faccia. Qualcosa che va in pezzi dentro il mio naso, io che cado all’indietro e sbatto la testa contro l’angolo con il portascarpe mentre il sangue caldo mi scende sulle labbra. Le brache calate al ginocchio, il pisello molle in mezzo alle cosce e un filo sottilissimo che cola come bava di lumaca. Non c’è dolore, solo questa sensazione di calore sul viso e il sapore del sangue che mi scende sulle labbra.

Ricordo di aver portato una mano al viso e una in mezzo alle gambe. Mamma urla che sto facendo? Perché la spio? Cos'è questo schifo? Io resto immobile così, spiaggiato all'angolo del corridoio con la luce del bagno sparata sulle gambe scoperte.

Il vapore che esce dalla porta fa sembrare mia madre uno di quei mostri che si vedono nei film dell’orrore, con tutta la luce alle spalle, la schiena ricurva e un sacco di fumo attorno. Non sento male da nessuna parte. La base del collo è tutto un formicolio, le labbra mi si stanno appiccicando per via del sangue e del calore. Mamma è nuda, in piedi davanti a me e continua a urlarmi addosso che sono un porco, che devo smetterla di spiarla e che ho la testa malata. Si porta le mani alle tempie ma io vedo solo la sua sagoma e i suoi peli neri in mezzo alle gambe, una corona di riccioli spaiati in controluce. Grida e io non rispondo, non so dove guardarla per non farla arrabbiare di più così mi porto le mani alla faccia e abbasso la testa sul petto ma anche in quel modo lei non si calma e sento il rimbombo dei suoi piedi bagnati sulle piastrelle umide di condensa, si avvicina. Mi dico resta immobile, occhi chiusi e mani sui timpani, lasciala sfogare, finisce presto. Premo forte, così forte che sento la cartilagine delle orecchie piegarsi fino a farmi male, si spezzeranno, mi dico, si staccheranno portandosi dietro tutto il resto, rimarrò sordo e non sentirò più nulla. Silenzio, pace, finisce presto e invece la scossa arriva, improvvisa, riempie la testa di schegge di vetro. Mamma mi ha preso per i capelli. Tira con tutta la forza verso l’alto. Sento il profumo del suo bagnoschiuma che sa di caramello e mughetto, i capelli inzuppati mi gocciolano addosso, sulla maglietta, sul pisello che rimbalza flaccido in mezzo alle gambe. L’acqua fa una pozza in terra, io afferro l’angolo del portascarpe per fare leva e alzarmi, mamma non smette di tirarmi i capelli verso l’alto, sento la fronte leggera, uno strappo, come se tra il cranio e la pelle ci fosse dell’aria che si muove e spinge per uscire.

Punto un piede, con la mano libera tasto l’aria, sarebbe tutto più facile se potessi aggrapparmi al suo corpo ma mamma è nuda e bagnata e io non voglio toccarla, allora faccio leva sulla caviglia ma la pozza in terra è zuppa di sapone e il mio piede scivola in avanti.

Sono di nuovo in terra, ai piedi di mia madre, ho sentito lo strappo, alzo gli occhi, mamma ha questa manciata di capelli in mano, i miei. Basta, ti prego, la imploro. Ora sto piangendo ma lei non mi guarda, non smette di fissare la ciocca tra le mani, sembra ancora più furiosa. Basta, per favore, mamma. La ciocca cade in terra. La sua mano ora è sul collo del mio pigiama, un altro strappo, stavolta è solo stoffa, cuciture che cedono, tessuti che si separano. Mamma poggia una mano sul muro, ora la spinta è più forte, riesco a reggermi sulle mie gambe, tiro una boccata d’aria calda che odora di quel sapone dolciastro e mi brucia la gola. Queste cose non le devi fare, hai capito? Non le devi fare mai più. Spiare una donna è una cosa da maiali. Quello che stavi facendo è uno schifo. Uno schifo immondo, da bestie e adesso sei lercio, sei sporco, dentro e fuori, come un maiale. Ti devi pulire, devi lavare via tutto.

Tua madre non la puoi guardare in questo modo, lo capisci?

Devi scrostarti questa sporcizia di dosso. Vieni, togliamo questa maglietta, via. Ora i pantaloni, sì, anche quelli, le mutande, certo, mica ci si può pulire con le mutande addosso. Non ti preoccupare, stai buono, lascia fare a mamma. Metti giù quelle braccia e smettila di scalciare, fatti togliere questa roba. Ecco, così. Nudo e bello come mamma tua ti ha fatto. Lascia fare a lei, respira. Chiudi gli occhi. Ora ci pensa mamma a te. Sì. Adesso dobbiamo pulire. Tutto. Tutto quanto.

Immagine generata con DALL-E
“a silhouette of a woman coming out of a bathroom door like a monster, around her light and vapor, expressive oil painting”