La versione di Giuda

Per molti anni ho avuto un amico che allietava le mie giornate raccontandomi le sue bizzarre idee sulla vita. Allora lavoravo molto, e quando la giornata si apprestava a finire ero impaziente di scoprire quale saggezza avesse attinto dagli abissi della sua mente. Ci trovavamo in uno di quegli squallidi locali di periferia dove durante il giorno regna un fracasso tale che ti impedisce perfino di mantenere una semplice conversazione. Il visitatore che occasionalmente vi si trova a passare di notte rimane talmente colpito dalla desolazione che il silenzio conferisce a quei luoghi, da rimpiangere con tutto il cuore il ritorno del sole su quella landa altrimenti desolata.

Eravamo dunque seduti ad un tavolino: lui concentrato nella narrazione e io assorto nell’ascolto di quelle memorabili parabole di vita. Visti da lontano, credo che avremmo potuto facilmente essere scambiati per una collaudata macchina infernale, ma spero di non deludere nessuno se confesso che le nostre famiglie ci ritenevano due buoni a nulla.

Ordinò da mangiare, poi si sporse leggermente in avanti e iniziò: «Ricordi l’episodio di Giuda su cui si sono divertiti a fantasticare dozzine di scrittori, la maggior parte dei quali mediocri o incapaci? Bene, stammi a sentire. Ieri ho avuto un’idea migliore. Al principio Gesù discende sulla terra inviato da Dio. Vaga per molte terre a convincere gli altri uomini, cerca di farsi capire da tutti, poveri e ricchi, buoni e cattivi: il suo messaggio è universale. Ma proprio qui sta il suo errore. Non appena si comprende una verità, tutti i nostri sforzi dovrebbero essere mirati a salvaguardarla, non a sciuparla ai quattro venti della terra, come fece il povero Gesù! Ed ecco, proprio in questo momento arriva Giuda, il nostro eroe. Ė il più temerario, il più inflessibile degli apostoli di Dio, checché ne dicano i teologi con le loro chiacchiere. Lui capisce subito il grande errore di Gesù, ma non commette il suo stesso errore, ė più efficace nella soluzione: comprende che solo il denaro, in questo caso i famosi trenta denari, potranno raggiungere la forza dell’evidenza ed arrivare fino all’anima di Gesù. I trenta denari significano precisamente questo: le verità non si vendono! E Giuda si vende proprio perché lui sa di non possedere alcuna verità, ed è perciò liberissimo di vendersi. Giuda si vende, in fondo, perché Gesù comprenda che lui ha qualcosa di senza valore, che farebbe meglio a tenere per sé. L’ultimo sguardo infuocato che si scambiano prima dell’arresto attesta la loro reciproca comprensione… Ecco, io credo questo»

Si interruppe per un attimo e fissò il vuoto. Gli dissi a bassa voce che credevo avesse ragione in tutto e per tutto. Ma come si spiegava allora l’interpretazione corrente che vede in Giuda una sorta di secondo diavolo, un impostore della peggior specie? «Ė molto semplice», rispose.

«Quando le persone si accorgono che una verità è stata mascherata per troppo tempo, spesso giudicano inutile ripristinarne il vero significato. Richiederebbe troppo tempo, troppi sforzi... e non ne varrebbe la pena».

Sembrava che volesse passare ad altro, ma esitò qualche secondo e si distese sulla sedia. «Per oggi ho finito. Non sono riuscito a cavare altro che questo dalle fauci del tremendo giorno che scorre sotto i miei occhi. Ogni giorno ė la stessa storia, e ti dico che quasi mi sono stufato di cercare la verità in ogni cosa. È un atteggiamento ridicolo, che alla fine rischia di renderci ridicoli ai nostri stessi occhi. Vorrei trovarmi un lavoro, fare qualcosa di serio, trascorrere una vita come tutti, senza andare a setacciare le mille assurdità che compongono la nostra vita…. Ma sembra che andare a caccia di verità sia una triste condanna a cui difficilmente si riesce a sfuggire». Per stemperare la tensione chiesi il conto e uscimmo a fare due passi. L’aria ci investì con violenza, ci parve di soffocare. Le macchine, nel frattempo, passavano frettolosamente tra una via e l’altra; a poco a poco, di strada in strada, sentivamo le voci smorzate e melodiose dei lavoratori che si richiamavano a vicenda, delle madri che riprendevano i loro figli svogliati, dei pensionati che per dirsi le stesse cose di una vita preferivano un dignitosissimo silenzio. Arrivammo in un grande piazzale e ci salutammo. «Domani» dissi io, “preferirei che tu mi raccontassi una bugia. Di qualunque tipo. Forse ti farà stare meglio, e forse ci presenteremo meno giudicati di fronte al Giudizio di Dio».

Immagine generata con DALL-E
“the kiss of Judas at a table in a modern bar, in the style of Giotto”