Sulle montagne cigolanti
“Nel tempo c’è stato un giorno che spense gli ultimi occhi che videro Cristo…”
J.L. Borges
Quel vichingo che cammina curvo, sì, proprio quello lì. Quello viene dal Giappone. È appena sceso dalla sua scialuppa e ora si libera del suo frastuono scrollando i post su Instagram.
È un vecchio vichingo dalla barba lunga, certo, difficile non notarlo.
Be’, quel vichingo ha delle occhiaie grosse così, guarda come dondolano, sembrano prugne gonfie.
Quel vichingo che cammina curvo deve serbare nel ventre le ore di vagabondaggio, perché sembra sorreggere il mondo come un Atlante dall’alito pesante e le scarpe logore.
Cammina in una nube di stizza usando il cuore come bussola, mentre si immerge nel cellulare sperando di soffocare l’andazzo delle ore infinite ad aspettare.
Quel vichingo che cammina curvo la deve sapere lunga. Deve avere cicatrici spesse come scudi. Deve aver sentito una voce familiare, come l’eco di una specie estinta, chiamarlo dalla terra del sole nascente, attirarlo dolcemente verso l’isola dalla forma di cavalluccio marino. Così quel vichingo che cammina curvo ha visitato il Giappone, aggrappato all’eco come un funambolo alla corda, in precario equilibrio tra due oceani di niente. Si è calato da una salsiccia alata da trenta milioni di soldini suonanti ed è rotolato in uno squallido bar di Kyoto con le orecchie che ancora fischiavano meravigliate di aver scavalcato le nuvole. Poi si è steso in un giardino come un panno ad asciugare sotto il sole, e seccare nella notte sotto il catino ardente delle stelle d’oriente.
Conosco la sua storia. Tu gli avevi detto niente? Bene. Io nemmeno. Ma la sua storia la so lo stesso. Gli spiriti dei vichinghi parlano molto, sai. Soprattutto se si scolano una mezza dozzina di boccali. Gli spiriti dei vichinghi si sentono soffocare, sentono i polmoni contrarsi come buste di plastica alla deriva nello spazio. Gli spiriti dei vichinghi sono come una muta di antiche balene che setacciano i fondali mendicanti del lago Trasimeno.
Quel vichingo la sa lunga, ma cerca di non darlo a vedere. Lui dev’essere salpato molto tempo fa’. Probabile che non si rammenti neppure della terra madre, se non per qualche sporadica visita notturna dal carattere di candido tremore, morbosa irrequietezza. Mentre scrolla Instagram non sa neppure lui cosa gli si agita in petto. Ha visto il Giappone lui, ha visto le montagne scricchiolare sotto i suoi piedi, ha sentito le cime innevate cigolare come vecchie lame di legno, ha sentito l’atmosfera farsi di vetro e spifferare come una vecchia casa di fantasmi.
Non gli sono rimasti che quelli, i fantasmi. E la globalizzazione, certo. Lo vedi quel vichingo che cammina curvo?
Quello che procede come se nel grembo materno potesse già fiutare il fetore della placenta trafitta, della patria violata, del suo piccolo spirito vichingo che si fa schiacciare dall’immensità della terra, dalla sequela di post su Instagram che gli affollano la vista. Lo spirito vichingo è un ipovedente alle soglie dell’aldilà, ma non vede un tunnel di luce, vede le montagne tremare sotto di lui.
È un buon vichingo. Ne ha fatta di strada per venire fin qui. È andato persino in Giappone. Deve aver visto molto. Forse troppo.
Quel vichingo che cammina curvo ora viene verso di noi, nella nostra direzione. Incrocerà certamente la nostra rotta. Noi potremmo restituirlo al suo tempo, potremmo donare un dio a colui che ha ucciso il suo. Quel vichingo è uno Zarathustra con gli zoccoli e le corna. Quel vichingo non si piegherebbe neppure dinanzi al papa o al presidente degli Stati Uniti, le due più grandi manifestazioni di Dio in terra.
Quel vichingo cammina curvo perché cerca Odino per terra, laddove sono caduti tutti gli dèi, tutti i vecchi valori e dove si è schiantata l’umanità.
Cerca Odino per terra e tra i feed di Instagram, nella marea che lo sovrasta, dove servirebbe più un telescopio che un binocolo.
E dove ti cerco anche io, mio buon Gesù, perché penso di averti perso di vista, ora che cammino con orecchie che fischiano sulle montagne cigolanti.
Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop
“dipinto nello stile di Hokusai di un vichingo che scala una montagna innevata”