
Piedi nudi
A casa non si può camminare scalzi.
Appena si entra, si tolgono le scarpe e si infilano le pantofole. A casa non si può nemmeno andare in giro nudi.
Appena si entra, si tolgono i vestiti da lavoro e si infilano le tute comode. Non si possono fare tante altre cose.
Frequentare un ragazzo, una ragazza non è nemmeno pensabile, oppure andare in discoteca o possedere un motorino.
A sedici anni tutto ciò lo vivi come un’imposizione forzata, una gabbia spessa, ma sogni il momento della libertà. Mancano solo tre anni all’università e poi altri cinque, sei anni, per un lavoro che ti renda autonoma. Si, punta tutto su quello. Forse c’è un modo più veloce ma la fortuna potrebbe non essere dalla tua e allora studia, diventa qualcuno, impara il necessario per essere velocemente la futura te. Piccola ingenua.
Quella sarà sempre casa tua e tu non potrai mai andartene in giro scalza o nuda.
Però il meccanismo a trent’anni l’hai capito: devi rubare da casa quello che ti serve per sopravvivere e costruire altre case, in altri luoghi e con altre persone.
Pensaci, non si sta male così.
Certo, ti dovrai abituare alla pelle sempre più flaccida delle braccia di tua madre e all’odore di spazzatura dei calzini di tuo padre ma ora, adesso che hai trent’anni un ragazzo puoi frequentarlo.
Una ragazza no, non è pensabile.
E allora ci provi, conosci uno che potresti portare a casa. Un manager, che parolone manager. Un capo, un capetto. Ma guadagna bene, quasi quanto te. (Che c’entra? tu, sulla busta paga, puoi scriverci quello che ti pare). Lui guadagna bene. È pure di buona famiglia, il padre costruisce centri commerciali. Pensa che per hobby, quello che potrebbe essere il nonno dei tuoi figli, ha un aranceto. Che ridere, un campo pieno della tua frutta preferita.
E quindi che fai? Ci esci con questo ragazzo.
La prima volta è di domenica pomeriggio e lo porti a mangiare il tiramisù più buono di Torino, gli racconti che a te il caffè piace solo se mischiato a savoiardi e mascarpone.
Ha davvero un bel sorriso.
La seconda volta andate a cena. Thailandese. Lui per impressionarti prende il piatto più piccante e poi lacrima mentre lo mangia a bocca aperta.
Ti fa ridere.
La terza volta ti propone una carbonara a casa sua. Alla fine ordinate una pizza perché lui la carbonara non la sa fare.
Seduti sul divano della sua casa da manager ti racconta che ha fatto le scuole militari e che manderà i suoi figli in una scuola del genere. A lui è servita per il rigore ed altre questioni importanti.
Va be’, dai, a dove mandare i figli a scuola ci penserete. Ti bacia, goffo e gentile.
Nelle due volte che vi siete visti prima ti aveva solo lasciato mettere le mani nelle tasche del suo giubbotto.
Ora ti bacia e lo fa con foga e desiderio. «E se andassimo in camera da letto?»
Togliete le scarpe e camminate a piedi nudi sul parquet.
Vi spogliate, ognuno toglie la propria maglia e i propri pantaloni poi lui ti slaccia il reggiseno e tu gli levi le mutande.
È rigido, come la scuola militare che ha frequentato. Fate il sesso peggiore che hai mai immaginato.
Pensi che sia andata male perché è un po’ arrugginito, dai ci riproviamo la prossima volta, non ti preoccupare.
La volta dopo c’è il lavoro che lo tormenta, comunque è un manager, ha delle responsabilità.
Dai, ci proviamo ancora settimana prossima, succede.
Ritorni a casa sua altre volte, sei ancora a piedi nudi ma lui non sa proprio come fare allora provi a spiegargli che forse il ritmo non è quello giusto, gli dici come e dove toccarti ma niente. È rigido e macchinoso, non c’è nessun trasporto e a te sembra di essere fatta di sola carne, niente anima.
Dai però! Sì, sì, mi calmo, ma non facciamo sesso come si deve da… No, non abbiamo mai fatto del buon sesso!
Si offende, hai toccato qualche nervo scoperto e il manager si ritira.
E allora non frequenti più quel ragazzo, non camminerai più a piedi nudi sul suo parquet e non avrai più il problema di dove mandare a scuola i vostri futuri figli.
Torni a casa e metti le pantofole, indossi quelle morbide che arrivano fino alle caviglie. Ti siedi, le guardi e le odi.
Torni a casa e stai con la tuta ma non togli il reggiseno, ti punisci costringendoti in indumenti apparentemente comodi.
Perché non ti sei adattata?
Passa un po’ di tempo e ricominci da capo con un altro, un’altra è sempre impensabile. Ci riprovi e magari stavolta il sesso va bene ed è il carattere ad andare male.
Poi ci sarà quello dal carattere perfetto ma con la famiglia invadente e sfasciata, dopo di lui il disoccupato senza prospettive e dopo ancora tanti altri che avranno sempre dei pezzi che non si incastreranno con i tuoi. Ti ritroverai a piedi nudi sui pavimenti di molti uomini e alla fine lo capisci, ti rendi conto che è un gioco.
Quindi ne noleggi uno qualsiasi, una è sempre impossibile, e per un po’ te lo fai bastare. Con questo povero malcapitato, crei la tua casa, e poi, pensi pure di farci dei figli, che no, non manderai alla scuola militare.
Ci costruisci i muri e metti le porte, poche e chiuse a chiave e la chiave è solo tua, nessuna copia per lui.
Ovviamente il riscaldamento della vostra casa è incastrato sotto al pavimento così, anche d’inverno, puoi camminare a piedi nudi.
Stupidamente pensi che questa sarebbe dovuta essere la felicità, ora che sei diventata la futura te, ora che sei qualcuno, sei un’adulta autonoma.
Ma non lo è e non è nemmeno libertà.
Poi, senza nessuna imposizione esterna, senza quasi accorgertene, torni ad indossare le pantofole e ti sembrano così comode e perdi l’abitudine di sentire il pavimento solleticarti la pianta del piede.
A cinquant’anni ti passa la voglia di girare per casa nuda e ti senti ridicola all’idea che un giorno, vent’anni prima, hai scelto un uomo, uno qualsiasi, solo perché la tua idea di libertà coincideva, forse in parte, con la sua.
Alla fine, quando vi separate, perché tutto si sgretola e lui ti lascia, che tu di mollare qualcuno non sei capace, alla fine sei sollevata e inizi a sentirti responsabile per la tua libertà e felicità e forse, ad un certo punto, innamorarsi di una donna non è più così impensabile, improbabile, impossibile.
Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop
“dipinto ad olio che ritrae dei piedi di donna senza scarpe su un parquet”