
Kill Daddy Kill
Rocco è troppo depresso anche per piangere. Rimane in posizione supina, tiene le braccia incrociate come se fosse pronto alla mummificazione.
«Non lo capisco, davvero» mormora poi, osservando il soffitto.
Il suo terapista, il signor Cruncotti, non nasconde un certo imbarazzo. La sua penna si è scaricata a inizio sessione, quelle nuove stanno in un cassetto della sua scrivania – troppo distante per poterla raggiungere senza alzarsi dalla propria sedia.
«Noi alla loro età sprizzavamo di vita» continua il paziente, «era facile abbordare le ragazze e portarle al drive-in. E le loro urla quando si andava al sodo, mamma mia… ancora sento quelle grida la notte».
Cruncotti comincia a scarabocchiare cazzi sul suo taccuino di plastica: «E in che modo pensi che siano cambiate, le ragazze?»
«Non hanno più voglia di vivere. Non trovo più gusto a ucciderle»
«Non pensi che magari sia una buona cos…»
«L’altra sera ho incontrato una su Tinder, Eleonora. Una ventenne molto sbarazzina, bionda platino, occhi nocciola. Già dal septum dovevo capirlo, ma…»
Rocco fa una piccola pausa per cambiare posizione e guardare in faccia il suo terapista: «Arriviamo al bar, okay? Ci facciamo un aperitivo, mi dice che studia lettere. Fuori corso di due anni, solita storia. Le racconto di andare da un analista per superare i miei problemi. Per qualche ragione le giovani d’oggi amano quando un uomo va in terapia, tant’è che mi ha fatto i complimenti». Cruncotti interviene, pronto a essere ignorato di nuovo: «Penso sia perché dimostra un’ambizione nel migliorarsi, nell’essere la miglior versione di se stessi possibile».
Rocco, infatti, lo ignora: «La porto in auto, Eleonora, e ci baciamo. C’è passione, lei è ancora più bella al buio. Avvertivo la Voce, finalmente l’avrei soddisfatta»
«Rocco, non stai prendendo gli antipsicotici? Ti ho detto che devi soffocare la V…»
«Tiro fuori il coltello. E lei sa cosa ha fatto?»
«No, cosa?»
«Ha sorriso!» si sfoga il paziente, disperato: «Le ho messo il coltello alla gola e ha sussurrato “finalmente”».
Ora piange: «È la sesta quest’anno, Cruncotti, la sesta! E siamo a marzo. Vogliono tutte morire»
«Non è mai stato facile essere donna»
«O uomo. Pensi che non abbia sgozzato froci? Loro sono la stessa cosa, un tipo di Birmingham mentre lo stavo tagliuzzando mi ha sborrato addosso. Mi diceva proprio kill, daddy, kill!».
Giunti a questo punto, Cruncotti è troppo imbarazzato anche per disegnare altri cazzi, la conversazione lo ha estraniato più del solito: «Effettivamente le nuove generazioni hanno un tasso di depressione molto alto»
«Non capisco» confessa Rocco, «sono in terapia io e non loro?»
«Sei un serial killer»
«E che vuol dire?» risponde lui, sbuffando, «Almeno non sono lì che spero di essere abbattuto».
Cruncotti guarda l’orologio alle spalle del suo paziente. La seduta era terminata dieci minuti fa, ma proprio non riesce a cacciare il suo cliente più difficile.
«Dici che dovrei continuare a provarci?» gli chiede poi, con gli occhi pieni di lacrime.
«No, Rocco, te lo dico ogni volta. Tu non sei così, non vuoi davvero uccidere».
Il paziente scoppia in una risata: «Ah, fidati, se penso alla Jessica nel 2006 o alla Serena nel 2012 ti assicuro che potrei sgozzare anche te in questo momento».
Cruncotti spalanca gli occhi e chiude il taccuino.
«Loro mi imploravano, capisci? Volevano essere risparmiate, si aggrappavano alla vita, glielo leggevi negli occhi!» gli spiega Rocco, prima di alzarsi, «I giovani d’oggi mi implorano di affondare la lama ancora più a fondo».
Nega col capo mentre si avvicina al terapista. Lui comincia a sudare freddo, come a ogni fine sessione. Quando Rocco gli porge la mano, il signor Cruncotti salta all’indietro e tira un sussulto.
Rocco cammina verso l’uscita, ridendo tra sé e sé: «Tranquillo, Crunco’, sei troppo vecchio per i miei gusti. Ci vediamo settimana prossima».
Cruncotti osserva il telefono sulla scrivania. Come ogni altro martedì, gli pare troppo lontano per chiamare la polizia.
Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop
“dipinto ad olio di un uomo steso sul lettino che parla con il suo psicologo”