Gli scrittori sono magri

«Gli scrittori sono magri, questo è il motivo per cui non pubblicano i nostri romanzi».

Ho guardato Nunzio in faccia, è vero lui ha il doppio mento e la pancetta debordante, poi ho provato ad immaginare me nella foto di controcopertina, sopra alle note scritte da un  famoso critico famoso, e mi sono ricordato che sono senza capelli.

«E gli scrittori hanno lunghe chiome fluenti» ho aggiunto io, rincarando la dose di veleno esalata da Nunzio.

Stavamo provando a immaginare la prossima lettera in cui l’editore avrebbe informato il caro amico che le sue cose sono sì variamente interessanti, ma purtroppo, caro amico, la nostra casa editrice non ha spazio per la narrativa italiana, tranne poi pubblicare i papelli dei divi della grande fratella o le barzellette vane del  teleimbonitore.

«Allora cosa proponi?» mi ha chiesto subito dopo. «Potresti cominciare a fare una bella dieta» ho ringhiato, «e magari mettere la foto di Bran Pitz al posto della tua quando invierai il plico con manoscritto e sinossi d’ordinanza al prossimo editore». Nunzio ha riflettuto un attimo, appoggiando le mani sul ventre, e poi: «Certo, lo farò di certo, e ti regalerò anche una parrucca con l’anticipo che riceverò sul romanzo».

Abbiamo continuato per un pezzo, durante la presentazione di una rivista che ci aveva prima promesso la pubblicazione dei capitoli iniziali dei nostri romanzi, ancora inediti, tranne scoprire dopo, parlandone con la direttora, e osservandone i denti sporchi di rossetto scoprirsi durante le sibilanti, che la pubblicazione era rinviata al prossimo numero.
«Sapete ragazzi, abbiamo ricevuto veramente un mucchio di racconti di giovani esordienti, che assolutamente vale la pena pubblicare…»

Poi abbiamo dovuto anche acquistare una copia della rivista “serve a sostenerci” ha soffiato viperina la direttora, e scoprire sfogliandola che i racconti che valevano la pena passavano per il pene di certi giovanetti che al corso di scrittura si erano sicuramente ripassati la vecchia topa della direttora. «Gli scrittori sono giovani e magri» ha ribadito allora Nunzio, dopo avere sborsato i sette euri e cinquanta della rivista, «e noi non abbiamo chances»

«Usciamo a fumare» ho detto allora.

Fuori, gli ambulanti cinesi stavano smontando i loro baracchini, con un pigolio di fondo che mi ricordava un pollaio industriale, abbiamo acceso le sigarette e camminato fino all’angolo dell’edificio, poi abbiamo svoltato in una piazzetta dove un colonnato in tufo giallo ornava la facciata laterale.

Sotto al colonnato un baccanale di spazzature assortite e un tizio con uno spago in mano, attaccato a qualcosa.

Nunzio gli ha chiesto cosa stesse facendo lì con lo spago in mano, ma il tizio non ha risposto, ha scosso un po’ il laccetto e da dietro una colonna è uscito un gatto bianco legato alla cima, solo che l’animale era semiparalitico, e camminava ascatti, come un cartone animato difettoso; il tizio lo ha preso in braccio, ha ficcato la lenza in tasca e se ne è andato.

Ho detto a Nunzio:
«Rientriamo a vedere che dicono?»
Lui però ha alzato le spalle: «Andiamocene, invece».

Aveva la faccia triste. Volevo proporgli un cinema, o una birra, invece gli ho detto:
«Vedrai che entro l’anno riceverai una risposta favorevole, un editore di importanza nazionale, ne sono sicuro» anche se ero certo di dire una bugia.

Ce ne siamo bevute cinque o sei di birre, in un pub dove un giovane pittore giovane esponeva le sue opere, una sfilata di santi nudi, visti dal lato del loro culo triste di santo, e poi l’ho caricato nella Panda e l’ho accompagnato a casa.

«Coraggio Nunzio, vedrai che entro l’anno…»

«Vaffanculo» ha risposto, e si è trascinato fino al portoncino decorato da cazzi bombolettati con spray verde fluo.

Sono tornato a casa, ho telefonato a Rosy:

“L’utente desiderato non è al momento raggiungibile” ha detto una troia dalla voce di plastica, ho preso la busta che avevo trovato nella buca delle lettere, una busta il cui mittente era un noto editore, la ho aperta con un piccolo bisturi, letto le frasi di circostanza, appallottolata e tirata nel lavello.

caro amico”, diceva la lettera “gli scrittori che noi pubblichiamo sono magri, hanno i capelli, sono giovani e maledetti”.

Merda ho pensato non sono più né giovane né maledetto.

Mi sono addormentato mentre la compressa di antiulcera calmava le vampe nel mio stomaco.

Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop

“dipinto ad olio che ritrae il ritratto di un uomo intellettuale con i capelli lunghi, in piedi e con un libro in mano”