Primavera 2022
storiografia di fatti che non mi riguardano
ADORABILE Non riuscendo a precisare la specialità
del suo desiderio per l’essere amato, il soggetto amoroso
non trova di meglio che questa parola
un po’ stupida: adorabile!
Roland Barthes – Frammenti di un discorso amoroso
Il 13 aprile, sul profilo Twitter di Erwan, compare una fotografia sovraesposta. Un’ombra scura incorniciata da raggi bluastri, pesca e limone del tramonto parigino, con la torre di Montparnasse e i profili dei tetti alla Mansard che si intravedono sullo sfondo. Le proporzioni sballate di qualcuno che di composizione d’immagine ne sa poco, i colori freddi pastello di un filtro preimpostato per renderla più interessante agli occhi di chi la guarda. Nessuna frase a descriverla.
Primavera 2022, scrive invece Anna sopra a quella pubblicata nelle sue Storie di Instagram. È una versione più curata dello stesso panorama che fra poche ore sparirà, non ci sono filtri dozzinali né tagli bizzarri, lei ci sa fare, come dimostra il suo feed.
Chi fra noi amici nota quella strana coincidenza diventa un testimone: qualcuno l’apprezza senza coglierla a fondo, qualcuno si impegna a tracciare la storia dietro a quel documento d’identità di coppia, la dichiarazione nella quale è impossibile leggere altro che l’inizio di una nuova stagione.
Anna e Erwan si sono incontrati il 12 novembre scorso all’apertura di una mostra dedicata a Luigi Ghirri all’Istituto di Cultura Italiana a Parigi; erano lì su invito di un’amica comune che l’aveva organizzata. Anna si sentiva persa perché non conosceva nessuno, era appena arrivata in città. Quella sera indossava pantaloni neri, maglione nero a collo alto, mocassini anch’essi neri e grandi occhiali quadrati simili a quelli che portava mia nonna. Il suo sorriso è sporcato da un lieve diastema. Da subito ho pensato che fosse adorabile.
Ricostruire le settimane che seguono quel giorno di aprile è un’operazione storiografica che mette insieme i pezzi del tempo scandito dalla cronologia dei social network; per molti di noi sono le notizie provenienti dall’Ucraina, per altri la vittoria di Rafael Nadal al Roland Garros, per altri ancora l’uscita al cinema di Everything, everywhere all at once. Per Anna sono didascalie come “Non riesco a liquidare certa gente con una risata” con cui accompagna un autoritratto color seppia, la lettura di Generazione Perduta comprata a Roma con la fascetta viola scritta da Virginia Woolf, la mappa fotografica della Parigi in cui si muove: la Librerie du Cinéma du Pantheon, il tè alla menta alla Moschea, un ristorantino libanese dietro al canale Saint Martin. Non c’è alcuna correlazione fra la sua vita e gli avvenimenti politici o i fatti di cronaca, l’entusiasmo per la sconfitta di Marine Le Pen alle presidenziali non trova spazio in mezzo ai sentimenti che l’hanno travolta.
A maggio lei continua a spezzettare la loro storia in battute e frammenti fotografici e noi approviamo la sua narrazione custodendo il segreto nel perimetro di una decina di account: stralci di canzoni di Jacques Brel, una fuga d’amore in un castello della Loira, un piatto di kibbeh con il bulgur del paese d’origine di Erwan postato il mercoledì quando lui dovrebbe essere al calcetto con gli amici, il nuovo taglio a caschetto come le donne che lo fanno girare per strada. Anna ha cominciato a fumare e a ritrarsi con le Gauloises rosse, e la cosa non piace a nessuno, neanche agli algoritmi. C’è una fotografia sul suo profilo in cui si vede un uomo che sbuffa il fumo verso l’obiettivo. Ha il viso coperto, ma i ricci che spuntano dicono inequivocabilmente che è Erwan. In calce al quadro di felicità riconosco un passaggio di Tenera è la notte. Dice: “A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere, e il ricordo lo possedeva a tal punto che al momento non poteva fare altro che fingere”.
Questo risvolto inaspettato mi angoscia, mi chiedo che ne è stato delle canzoni d’amore.
In tutto questo periodo lui è rimasto silenzioso, di Anna e della loro storia non si trova più traccia dopo quella fotografia al tramonto dei primi giorni di aprile. Non ha apprezzato la maggior parte delle cose che lei ha pubblicato, ma qualche volta le ha commentate con un sorriso discreto. Stando alle sue pagine, nelle ultime settimane, ha invece apprezzato: alcune citazioni di Michel Houellebecq, il video di un panda che si rotola in un parco giochi, un articolo di Le Figaro sulla stretta del Ministro dell’Interno alle politiche d’immigrazione, i costumi da bagno Vilebrequin, le fotografie professionali di sua figlia vestita da coniglio pasquale, il post in bikini di una fitness influencer californiana, gli abiti di Hugo Boss, le mie istantanee di una sera nel Marais in cui lui beveva whisky mentre tutti noi ci godevamo una birra. “Sono vasto, contengo moltitudini”, dice la sua nuova biografia. Non capiamo più se prenderlo sul serio.
A fine maggio, lui è a Londra per una conferenza di lavoro, International Antitrust Conference dice il cartellino che esibisce in una fotografia. Ci sono anche la moglie e la bambina.
Nelle stesse ore Anna pubblica tre immagini in sequenza che mostrano le sue gambe nude appoggiate al muro di un caminetto spento, smalto rosso vivo su pelle lentigginosa, un solo bicchiere di vino, una pagina di Terapia di coppia per amanti. “Siamo infelici, Vivi? È per questo che mi hai portato qui?” Questa volta lui le mette un cuore che rimane lì il tempo necessario perché io me ne accorga, poi viene tolto. Noi, invece, ci asteniamo dall’interagire: non servono ulteriori validazioni della loro infelicità.
Con l’arrivo di giugno, il caldo esplode fuori e sui social. Il profilo di Erwan resuscita con affanno, e sulla bacheca vediamo accumularsi immagini della narrativa rituale di ogni famiglia borghese: una spiaggia di Cap Ferrat, i codini biondi della figlia che galleggia sorretta da un unicorno rosa, sua moglie che mangia un gelato alla fragola. Quello di Anna, invece, si fa silenzioso. Il racconto costruito post dopo post volge al termine e, a uno a uno, spariscono i segni della loro relazione: sparisce il nome di Erwan dall’elenco dei seguiti e con questo ogni documentazione. Spariscono anche le allusioni, le immagini, gli indizi e persino la prima fotografia del tramonto. Sulla cronologia dei suoi social, fatti politici, cronaca e libri si susseguono, cancellando tutte le tracce di un racconto in estinzione. Con il passare dei giorni si accorcia il perimetro degli amici che legittimavano il loro segreto e, uno dopo l’altro, spariscono tutti dal suo profilo. All’arrivo dell’estate, sparisco anche io.
Immagine generata con AI generativa di Adobe Photoshop
“dipinto ad olio che ritrae un telefono con una foto di un post con un tramonto parigino”