La bomba dell'aperitivo

Al centro, dove sta la fontanella. Sotto la fontanella, tanto è inverno; la piazzo là la bomba e quando la piazzetta è piena BOOM.

Auguri a tutti.

Faccio un passo indietro per farmi capire meglio, ché qui i passaggi sono fondamentali.

Nel mio paese c’è una piazzetta, semplice come le piazzette sempre vuote di tutti i centri storici del mondo. Rotonda, sampietrini grigio scuro a terra, dei vecchi palazzi a contornarla, una chiesetta che spolverano solo per i matrimoni e un bar aperto da poco. Qui arrivano i problemi.

Come in tutti i centri storici del mondo quella piazzetta è sempre stata deserta, tenuta male, abbandonata alle fredde solitudini dell’inverno e ai ritorni dell’estate; da quando hanno aperto questo bar non è realmente cambiato nulla, generalmente è vuota, territorio dei gatti. Le cose cambiano durante le feste, più precisamente i pomeriggi delle festività, quando il baretto nuovo fa l’aperitivo della vigilia di Natale, l’aperitivo di Pasqua e via così. Il problema, forse, non è nemmeno il baretto, forse questi aperitivi…ma andiamo per gradi.

Arriva la vigilia di Natale e la piazzetta si riempie come mai si sarebbe pensato, si popola di una sfilata di cappotti cammello, gonne corte, gadget dell’occasione (cerchietti da renna se è Natale, cappelli da strega ad Halloween, ecc) e tutti stanno appiccicati, stipati  ad ascoltare un dj set, magari col sax che suona quella canzone, parappappaparaa pappaparapapapà, respingendo i colpi di chi cerca di passare, impossibilitati a una vera conversazione,  impediti anche ad entrare nel piccolo baretto che straripa di cappotti e scarpini lucidi o di cappellini e converse, di calici a mezza altezza.

Non possiamo chiacchierare, non possiamo passare, non possiamo ordinare da bere.

Mi chiedo cosa ci ritroviamo a fare ogni ricorrenza qui, a questi cazzo di aperitivi.

Ma le cose stanno per cambiare, non c’è da ringraziarmi ora, avrete tempo per farlo.

Dicevo prima: il problema non è nemmeno il baretto, che fa il suo lavoro e che, se anche inconsapevolmente sta gentrificando il centro storico, dobbiamo ringraziarlo insieme coi suoi giovani imprenditori che danno nuova vita al deserto delle nostre piazzette del sud (che forse sarebbero state benissimo deserte).

Il problema sono le persone. Coi loro vestitini intonati all’incarnato, gli orologi o le parigine, coi loro cappelli e con i loro accenti mezzi milanesi di chi a Milano si è trasferito da ben tre mesi;

soprattutto con quelle storie di Instagram nelle quali sono tutti felici, tutte sorridenti e selvagge #girlsgonewilde #serataperfetta #aperitif .

Ma tutto questo sta per concludersi: ho messo a punto una bomba semplice, non un’opera d’arte, non certo un capolavoro di ingegneria, ma piccola e potente, così da mettere fine a questo bordello. Basta ipocrisie, bacini sulle guance, basta sentirsi inadeguati perché quell’altra ha 15k follower, perché il primo amore delle elementari si è già sposata e ha due figli, perché quell’altro ha già il posto fisso e la madre lo ripete sempre a mia madre nel supermercato col colpetto sulla spalla “Tranquilla che anche Mario troverà la sua strada”.

Basta sentirsi di meno del barista che non ha mai fatto un cazzo oltre mescolare due drink, tatuarsi ovunque e andare in palestra. Basta sentirsi meno del tipo a cui i genitori hanno comprato l’Audi come regalo di compleanno.

In un attimo, grazie a me, smetterete di sentirvi inadeguati.

Devo trovare un modo intelligente per scrivere tutte queste cose nella lettera di rivendicazione. Alla fine il mio è un gesto politico, sociale, contro ogni forma di performance. Non sono mai stato bravissimo a scrivere. Nei temi prendevo sempre un sei scarso, mentre la mia compagna di banco dieci fisso, chissà che ci scriveva… “Claudia è un genio, un cavallo di razza” ripeteva la prof. 

Spero si incontrino domani in piazzetta.

Eccoci, perché domani è Natale e post estate ho già sopportato aperitivo di Halloween e della vigilia: è troppo, bisogna intervenire.

Al centro della piazzetta c’è una fontana, con al centro un tombino, metterò lì la bomba stasera, a notte fonda, e mi allontanerò. Detonatore, aspetto che la piazza sia piena e BOOM.

Auguri a tutti.

Fine.

Ho l’ansia positiva dell’attesa di premere il bottone. Ora? No, ancora no. Ora? Sembro un bambino che chiede quando si arriva… al momento giusto: BOOOM.

 

Mettere la bomba si è dimostrato davvero semplice, tanto non passava nessuno, alla fine mica era l’ora dell’aperitivo?

La sera placida, calda come sanno essere caldi gli ultimi inverni si tingeva di immagini rosse e rumorose nella mia mente. 

Ho l’ansia.

Senza distrarmi ho sistemato con attenzione nel tombino, come fosse un bimbo nella culla, quella bomba rudimentale costruita grazie a un tutorial su internet.

Ho il cuore che batte all’impazzata, lo sento gonfiarmi le vene del collo, affannarmi il respiro.

Adesso sono le 18.58 del giorno di Natale, sono sufficientemente distante e ho in mano il detonatore.

Auguri a tutti.

 

Niente Boom.

Che cazzo mai sarà successo?

Ripremo.

Niente.

Il cuore è a mille mentre penso se andare a controllare o meno. Potrebbe esplodere mentre sono lì… ma io so di non avere sbagliato, so di aver seguito nel dettaglio il procedimento di quell’indiano del tutorial.

Ovattato dalla piazza c’è rumore di gente e la fronte mi si imperla tra mille domande. 

Ho l’ansia. 

Febbrile provo a sbirciare da lontano, sporgendomi su un muretto a secco della balaustra che dà sul mare, ma si capisce poco e quasi scivolo giù.

Devo assolutamente andare a vedere.

 

Adesso sono qui, che guardo una piazza piena di gente, un gruppo al centro che gioca a gavettoni e a secchiate d’acqua, il venticinque dicembre, mentre il sassofonista sulla cassa suona sempre quel pezzo “parappappapparaaa pappapparappapapà”.

Cappotti cammello che ballano, cerchietti da renna, il mio tombino pieno d’acqua.

Auguri a tutti, buon aperitivo. Tenetevelo, ve lo meritate.

Immagine generata con DALL-E
“a crowd of people standing having an aperitif in a square of a small Italian town, some of them have Santa Claus hats and reindeer ears, oil painting”