Mi viene una voglia

Mi viene una voglia, quando sono in treno. Una voglia pazza di toccarmi.

Sarà che viaggio così spesso che ormai il treno mi è diventato familiare, un luogo segretamente mio, estraneo a tutti gli altri. Come abitare in un hotel e sapere che tutte le persone attorno non sono che di passaggio, ospiti che si godono l’esotico Altrove senza legame, senza abitudine.

Invece io abito nel movimento e appartengo più ai binari e ai bar delle stazioni che alle case, alle cose che restano ferme.

Nessuno attorno a me, nessuna delle persone nel vagone, immagina che prenda i treni così spesso da sapere a memoria il numero di ogni frecciarossa. Riconosco i controllori e le controllore, i signori e le signore che passano con il carrello del cibo in prima classe. Potrei dire a occhi chiusi quali merendine si trovano nella macchinetta al vagone 7 di ogni Italo, specialmente sulla tratta Milano Centrale – Roma Termini. Le mie dita sanno le cuciture dei  braccioli, il mio collo si è piegato alla forma dei poggiatesta. Persino la mia pelle, viaggio dopo viaggio, diventa sempre più simile al tessuto grigio e plasticoso che ricopre i sedili.

Nessuno attorno a me sa che ho scoperto come abbassare da sola l’aria condizionata di ogni carrozza. E nessuno sa che conosco anche diversi trucchi per non pagare i biglietti. Non che li abbia usati, non ne sarei capace. Mi parrebbe di tradire una madre, salendo senza pagare. Sarebbe un gesto vergognoso, imperdonabile, nei confronti dell’unico luogo in cui mi sia mai sentita al sicuro. Sarebbe sputare nel piatto dove mangio. Ingrata, mi direbbe mia nonna.

Compio, nella mia vita, altri tipi di infrazioni, adottando tutt’un altro genere di comportamenti sconvenienti. Ad esempio chiudermi nel cubicolo del bagno e masturbarmi col treno in corsa. Poi uscire, sfilare per i corridoi dei vagoni come se niente fosse, e tornare a sedermi. Ora spero bene di non essere né la prima né l’ultima. So di non star facendo una rivelazione sconvolgente, no?

Così c’è sempre un certo momento in cui comincio a fantasticare in quell’atmosfera sospesa di treni. Il gusto di essere per qualche ora fuori dal tempo, fuori dal mondo normale, e poter stare in silenzio a occhi chiusi come facevo da bambina.

Come facevo da bambina…

Ora che mi viene in mente, saranno i viaggi. Non so che cosa di preciso, ma qualcosa dei mezzi di trasporto mi concilia la masturbazione. La prima volta che è successo, che mi sono toccata, diciamo così, ero in macchina dietro, i miei davanti che guidavano. Era una vacanza itinerante, passavamo ore e ore in viaggio, io dormivo o facevo finta di dormire per pensare ai casi miei, come si dice. Come si dice. Avevo addosso un giubbotto a mo’ di coperta. E non so che mi ha preso. Ho avvicinato le dita al cavallo dei pantaloni e ho iniziato a muoverle impercettibilmente. Tenevo gli occhi chiusi, controllavo il ritmo del respiro. E sono venuta per la prima volta così. Non so quale angelo o bestia mi abbia fatto visita quel giorno, ma ho ragione di credere che non mi abbia più abbandonato, che resti dormiente dentro di me fino a che non percepisce il dondolio ritmico delle rotaie. E allora mi prende anche qualcosa che ha a che fare col segreto. Col brivido del proibito moltiplicato per due, anzi per tre: masturbarsi x essere una femmina all’apparenza acqua e sapone angelo del focolare x farlo in mezzo ad altra gente, ignara.

Ora che lo scrivo, mi pare perverso. Eppure è un bisogno cristallino che non ha a che fare con le persone intorno. Al massimo con le circostanze.

Da qualche viaggio a questa parte sono diventata più coraggiosa, non vado più in bagno. Dal mio posto, certe volte c’è qualcuno vicino a me, certe altre no, prendo il telefono e apro una nuova scheda in incognito. Sto attenta che lo schermo non si rifletta nel vetro del finestrino o che non si possa vedere dallo spazio tra i sedili. Hentai.net. Fumetti porno giapponesi. All’inizio avevo paura che le persone attorno vedessero cazzi, tette e fighe dallo schermo. Adesso non mi importa più.

Anche quando ho il telefono che si sta per scaricare 6% continuo a guardare, continuo a leggere e continuo a bagnarmi. Se fossi un uomo, a  guardare roba porno in luoghi pubblici, se fossi un uomo penserei che schifo, se fossi un uomo penserei maniaco ma vai a casa. Mi guardo attorno più volte, nessuno si accorge di me. La gente dorme, guarda film, parla al telefono, legge. Sono eccitata da morire, bagnata da morire ma come si fa, non posso toccarmi qui tra persone, tra sconosciuti, anche se sono al sicuro nella mia mamma-treno. Nel muovermi per vedere se per caso lo schermo si riflette nel vetro del finestrino, la mia clitoride gonfia, sfrega contro la cucitura interna dei jeans, quella del cavallo, proprio quella quella quella! Oh dio!

Leggermente inarco la schiena per spremere la clitoride sulla cucitura, per spalmarcela bene e continuo a leggere a guardare i disegni sconci mentre mi muovo un millimetro avanti e indietro, un millimetro a destra e a sinistra. Con la mano destra tengo il telefono, la mano sinistra stringe forte il tavolino di fronte a me, il braccio si irrigidisce mentre sento una scossa salire da lì più bagnata, una fitta di piacere che esplode e l’onda d’urto  si propaga in tutto il corpo.

 

Riprendo coscienza di me, il braccio sinistro rigido, le nocche bianche per la stretta attorno al bordo della superficie di formica. Ho ansimato? Non mi pareva, spero di no, forse un sospiro. Alzo la testa. Vedo una ragazza nel sedile opposto, sulla destra. Mi guarda. 

 

Se fossi stato un uomo mi avrebbero denunciato. Lei si sarebbe sentita disgustata o peggio, molestata. Anche se manco mi ero accorta. Avrebbe raccontato alle sue amiche che un maniaco si masturbava sul treno guardando un porno sul telefono. Guardando lei.

 

Ma non poteva andare a casa?, avrebbe detto una persona normale, Fare queste porcherie a casa sua?!

Questi andrebbero rinchiusi, avrebbe aggiunto un’altra, la castrazione chimica ci vorrebbe, per quelli così!

 

Già.

Già.

Immagine generata con DALL-E
“A girl’s hand cling strongly to an armrest of a train seat, oil painting in the style of Caravaggio”