L'avventura di una notte

Papà mi aveva sempre detto di stare attento ad andare in giro da solo col buio ma non mi era mai capitato perché o lui o la mamma erano sempre con me. Le nostre mani si stringevano forti e sembravano inseparabili, non mi staccavo tanto facilmente, volevo far vedere a tutti e due quanto ero forte. Adesso che sono solo e non vedo nessuno dei due in giro mi viene da piangere. Ma devo resistere, papà non piange mai e anche io voglio essere come lui. È il momento di mostrargli davvero che ormai sono grande.

Tutto è successo in un secondo. Stavamo tranquillamente passeggiando davanti alla spiaggia, che mi hanno insegnato a chiamare lungomare, guardavamo il sole tramontare e scherzavamo sul cielo che diventava arancione e poi tutto buio. Poi mi sono ritrovato senza nessuno accanto.

Qualcuno c’è ancora che cammina intorno ma stanno andando tutti via e poi mi hanno anche detto di non fidarmi degli sconosciuti. Non c’è il sole già da un po’. Mi ricordo le raccomandazioni che mi avevano fatto e ho ancora più paura. Mi guardo intorno e chiamo mamma e papà, nessuno risponde. Corro veloce in fondo alla strada ma non c’è nessuno che mi aspetta, corro dall’altra parte ma anche lì nessuno.

Non so quanto tempo è passato, mi sembra tantissimo, forse non mi troveranno mai più. L’unica cosa che mi viene in mente è cercare la strada di casa, dei pezzi me li ricordo, devo sforzarmi e ricordare anche il resto. Ci mettevamo poco ad arrivare in spiaggia una volta usciti di casa, non poteva essere così lontana. Corro dritto più veloce che posso verso il pezzo che mi ricordo bene.

Non vedo più molto, sento solo il rumore del mare. Il pomeriggio contro quelle onde mi ci buttavo sopra, superandole, ora mi sembrano un mostro che mi insegue. Sono stanchissimo e il fiatone mi fa fermare, tutto sudato mi siedo per terra a riposare. La maglietta bagnata non mi asciuga tanto la faccia, sento dietro di me dei passi. Non riesco a vedere chi è, ma solo del nero che sembra muoversi insieme a quei suoni. Non potevano essere i miei genitori, non sono così i loro passi e poi perché non dovrebbero chiamare il mio nome se mi stanno cercando? Finalmente sento una voce sopra i passi.

«…Ho proprio voglia di fare casino, mi sto annoiando in ‘sto paesino di merda. Se incontriamo qualcuno…» 

Poi una risata e dei colpi mi fanno venire i brividi, sono in più di uno. I miei muscoli dimenticano che sono stanco, non pensavo la paura fosse tanto forte. Ricomincio a correre, supero il recinto e mi nascondo sotto uno scivolo che trovo sulla spiaggia. Sono stanchissimo ma al sicuro, se rimango nel mio rifugio non dovrei correre altri pericoli. Con un’arma potrei stare davvero tranquillo. Così aspetto, tremo per il freddo e per l’ansia, passo tantissimo tempo in silenzio. Mi sono perso. Tutto intorno è buio pesto. 

 

Alle mie spalle dei nuovi rumori attraggono la mia attenzione, mi hanno risvegliato dalla sonnolenza. Sono simili allo sfregare delle onde sulla sabbia ma hanno qualcosa di diverso, sono più forti, più vivi. Mi giro a osservare il bagnasciuga e mi sembra di vedere qualcosa muoversi grazie alla pochissima luce che arriva dai lampioni sulla passeggiata. Enormi ed informi mostri stanno uscendo dall’acqua, grossi come elefanti e neri come l’inchiostro mi stanno venendo a cercare, devo assolutamente trovare un’arma per difendermi. 

Come se non bastasse, dalla parte opposta al mare, verso la città, sento degli urli e delle voci trasportati dal vento che devono per forza appartenere ad altre creature della notte. Quei mostri devono uscire allo scoperto solo quanto il sole scende e appare la luna, mostri orribili. Non trovo nessun’arma lì sotto allo scivolo nel mio rifugio sicuro, ma a pochi metri, prima, mi era sembrato di vedere qualcosa luccicare. Devo rischiare, non posso farmi trovare disarmato altrimenti quelle creature mi divorerebbero. Controllo che le minacce siano ancora lontane. Fortunatamente a causa della loro dimensione sono molto lente, così mi lancio verso il flebile bagliore che dopo un’ispezione ho ritrovato: è una grossa e pesante spada d’acciaio affilatissima. Con quest’arma posso difendermi e uccidere chiunque mi voglia attaccare. All’improvviso mi viene in mente che il capo potrebbe essere quella persona che ho sentito camminare prima di nascondermi sotto allo scivolo, probabilmente è lui che controlla i mostri. Se lo sconfiggerò tutti gli altri sottoposti mi temeranno. Quello è il mio nuovo obiettivo, ma ora devo pensare al gruppo che si sta avvicinando dal mare, battuti loro andrò alla ricerca del loro capo. 

 

Con la mia enorme e potente spada è stato tutto molto più facile di quanto pensassi, i corpi morti, tagliati in due come burro, sono ammassati di fianco allo scivolo. L’unica cosa negativa è che mi sono bagnato d’acqua salata da capo a piedi durante il combattimento a causa della pelle fradicia dei mostri. Ma tanto fa ancora caldo e mi asciugherò abbastanza in fretta, non può certo avere paura di un semplice raffreddore chi riesce a uccidere creature del genere e, dato che dovrò sconfiggere chi sta sopra di loro, non posso permettermi di perdere tempo dietro a stupidaggini come questa. Non faccio in tempo ad avanzare di qualche passo che mi assalgono nuovi nemici. Dai loro versi mi rendo conto essere quelli che, in lontananza, producevano le voci distorte: dei deformi uccellacci con piume e squame che sembrano un misto tra grifoni e draghi. Mi viene un’illuminazione e finalmente capisco chi appartengono quegli esseri demoniaci: sono le bestie più famose e temute del signore delle tenebre.
Fortunatamente anche stavolta riesco a cavarmela, le loro teste non hanno resistito al mio taglio. Purtroppo, sono rimasto ferito al braccio, non avere l’armatura mi ha reso più veloce e agile ma anche più esposto. Mi fascio prima di proseguire sull’oscuro sentiero da cui sono arrivati quelle bestie volanti. Grazie alla fasciatura, il dolore è più sopportabile

 

Dopo un po’ che cammino vedo in lontananza una figura appoggiata al muro, è coperta da un lungo mantello nero, anche la sua testa è incappucciata. Mi avvicino con la lama sguainata ancora sporca di sangue, gliela punto alla gola e mi rivolgo a lui con fare minaccioso. 

«Sei stato mandato anche tu dal signore delle tenebre?»

«Se così fosse saresti già morto.»

«Non ne sarei tanto sicuro, anche io mi sono trattenuto per poterti fare delle domande. I morti non possono parlare.»

«Non scaldarti, amico. Magari un giorno potremmo incrociare le nostre spade, ma non oggi. Sono venuto solo per metterti in guardia.»

«Grazie ma non credo di averne bisogno, so quanto sia pericoloso il mio avversario ma credo di poterlo sconfiggere.»

«Sento che anche tu sei potente, il mio consiglio è semplicemente di non cadere vittima dei suoi inganni. Il signore delle tenebre è capace di cose che neanche immagini. E poi volevo vedere con chi potrei scontrarmi in un prossimo futuro.»

Una sirena in lontananza sembra provenire da un’altra realtà, mi suona familiare. In pochi attimi scompare nel nulla.

«Ora devo andare, ho altri affari da sbrigare.»

«Anche io devo proseguire, ma un giorno mi sdebiterò con te, posso sapere almeno il tuo nome?»

«Sono un guerriero che combatte solo e porta avanti una vita di pura ascesi, chiamami pure Il cavaliere senza nome.»

«Me ne ricorderò.»

«Arrivederci allora e che la fortuna ti assista.»

Con un gesto del capo quella misteriosa figura sparisce nel nulla così come era apparsa.

Col peso del mio spadone di nuovo sulle spalle mi dirigo verso il covo del mio temibile nemico con qualche sicurezza in più. Una difficile e impervia salita mi aspetta poco più avanti. Seguendola giungerò dove il signore delle tenebre abita: il castello oscuro.

Finalmente arrivo alla mia destinazione ma è strano, non ho incontrato alcun ostacolo. Deve esserci qualcosa sotto. Le parole di Graal mi risuonano nella testa. Anche il silenzio non mi ha mai abbandonato da allora, e questo è ancora più sospetto. Si sa che il silenzio in queste situazioni è sempre portatore di sventura. Non faccio in tempo a esplorare meglio l’ambiente antistante al castello che sento dei passi correre alle mie spalle, mi butto nella direzione opposta e sguaino la spada. Osservo una figura fendere con una sciabola l’aria dove prima stava il mio collo che, ricompostasi dopo l’attacco, avanza lentamente: è il signore delle tenebre.

«Ora capisco come hai fatto a sopravvivere ai miei mostri, ti ho scatenato addosso alcuni dei miei fiori all’occhiello.»

«Non mi sono sembrati niente di che, li ho sgominati come niente, spero che almeno tu sia all’altezza della fama che ti precede!»

La nera figura incappucciata rimane immobile, solo le sue mani si stringono nervosamente, le affilate unghie penetrano il palmo libero, da cui comincia a colare del sangue.

«Quanta arroganza per uno venuto fuori da chissà dove.»

«Non importa da dove vengo, metterò fine al tuo regno di terrore!»

«Aspetta un attimo, ora che ci penso meglio hai un’aria familiare, dov’è che ti ho già visto?»

Non attendo un altro secondo e mi lancio su di lui, tiro qualche fendente ma riesce facilmente a schivarli. Si allontana ulteriormente, non sembra per niente preoccupato.

«Ah, ma certo, ora ricordo, sei quel pavido che è scappato al semplice suono della mia voce, pensavi non mi fossi accorto di te? Anche se si tratta di un topo non sfugge niente al mio sguardo.»

«Io non sono un codardo. Quel vigliacco è scomparso per sempre, non ho più paura. Io sono colui che ti sconfiggerà!»

Entrambi rimaniamo immobili a studiarci, il volto del mio avversario è di pietra. Non posso più permettermi errori, la prima apertura che lascio alla sua ricurva sciabola potrebbe essere l’ultima. È il nemico più formidabile che abbia mai affrontato, devo essere risoluto, granitico. In ogni offensiva devo mettere tutto me stesso, fino a bruciare ogni mio muscolo. Questa è l’unica condizione affinché possa realizzarsi il mio trionfo. Ma sto pensando troppo e mi ritrovo il filo della lama a pochi centimetri dal volto, mi scanso. Non sono stato abbastanza rapido e del sangue mi comincia a gocciolare dalla guancia.

«Sei veloce a schivare, ma sei in grado di fare solo questo?»

Non devo cedere alle sue provocazioni, finora è riuscito solo a sfiorarmi e per questo deve essere già frustrato. Vuole farmi perdere il controllo. 

«Ecco come hai fatti a sconfiggere i miei sottoposti: scappando per poi colpirli alle spalle…sei proprio un debole.»

Respiro profondamente, non voglio neanche sprecare energia per rispondere alle sue istigazioni. Stringo l’elsa della mia fidata arma e spicco un poderoso salto verso il mio avversario. Lui para con la sua di lama, mi spinge via e si prepara al contrattacco. Il suo fendente cade su di me, riesco a deviarlo col filo della spada. L’arma avversaria si conficca nel terreno, è il mio momento. Prendo lo slancio col peso del mio corpo e miro al cuore del nemico con tutta la forza che possiedo.

«Sei troppo avventato!»

Mi accorgo troppo tardi di essere scoperto, non ho pensato a nessuna difesa, la mano del signore oscuro afferra la mia lama con la mano nuda e riesce a scagliarmi un pugno in pieno volto. Mi ritrovo a terra, disarmato, la mia spada ormai è lontana, la vedo a diversi metri avanti a me, a ostacolarmi c’è l’oscura e sanguinante figura del nemico. Ora che anche il naso perde copiosamente, pure io mi ritrovo sanguinante col mento e le labbra coperti del caldo liquido vermiglio. In bocca un sapore ferroso. Lui però ora si è riarmato, ha estratto la sua sciabola.

«È stato divertente, finché è durato» avanza con calma improbabile. «Credo appenderò la tua testa sul mio portone.»

Alza in aria la sua lama sporca di rosso, è il mio momento, devo approfittare di questa apertura.

«Adesso sei tu ad aver abbassato la guardia!»

Immediatamente uso le braccia come appoggio e lo falcio con un poderoso calcio. Cade a terra, ha la sciabola ancora in mano, ma non importa. Mi lancio a riprendere la mia fidata spada e prima che riesca a recuperare la guarda mi butto di nuovo all’attacco. Ma è una finta, il signore oscuro ha già alzato la sua difesa e io mi abbasso un attimo prima di scagliare il fendente. Guardo dal basso la sua espressione attonita mentre gli squarcio l’addome. Una secchiata di sangue mi ricopre, prima che la mia vista si annebbi di rosso vedo il suo corpo muoversi verso di me cercando di vibrare un ultimo disperato colpo, ormai alla cieca cerco di scansarmi. Un tonfo mi rimbomba nelle orecchie.

Quando riesco a pulirmi gli occhi mi ritrovo davanti al signore oscuro sdraiato a terra, immobile. Ora la sua espressione è persa nel vuoto a osservare il nulla che gli si para davanti. Dei fiotti di sangue ancora zampillano dalla sua pancia. Crollo in ginocchio, la fatica come un macigno torna improvvisamente a gravarmi sulle spalle. Sento un forte dolore al lato destro del capo, porto la mano all’orecchio ma non trovo niente se non altro sangue schizzare. Con il suo ultimo respiro è riuscito a colpirmi il lato della testa, i suoi ultimi affanni fortunatamente mi hanno solo scalfito. Vedo la parte mutilata lì a terra poco prima di perdere i sensi, fausto della vittoria.

Dopo il colpo con cui mi schianto a terra i miei occhi si riaprono.

Mi risveglio e la testa mi fa un sacco male, ho della sabbia sulla faccia. Anche i vestiti me li sento pieni di granelli che mi grattano nelle mutande. Tutto quel sogno avventuroso sparisce nella mia testa, mi brucia tutto, ho di nuovo freddo e fame.

All’inizio della spiaggia vedo delle luci sfocate che mi si avvicinano. Sono sempre più forti. Il blu e il rosso lampeggianti mi accecano, non riesco a vedere quasi niente. Non riesco a muovere niente. 

Dei passi sulla sabbia si fermano di fianco a me. Mi sento sollevare, qualcuno mi tiene su una spalla. È tutto annebbiato, sento una voce che assomiglia a quella di papà, ma è confusa. Capisco solo qualche pezzo: 

«L’ho trovato…sta bene…lo riporto a casa…»

Immagine generata con DALL-E
“on a beach at night black monsters come out of the sea, in the style of dalì”