Maradona è meglio 'e Pelè

Ovvero il confine tra il bene e il male

Caro Matteo,

 

Un uomo nella vita fa sempre almeno una cosa davvero brutta e una davvero bella. Ogni uomo. Se ti prendessi la briga di parlare con ogni uomo che vive sulla Terra, se ti facessi un giro per il mondo, 

e non ti fermassi mai, finché non li hai incontrati tutti, e ci avessi parlato, e li avessi ascoltati raccontare le loro storie, vedresti che nessuno di loro, nessuno, non ha mai fatto almeno una cosa davvero bella. 

Incontreresti uomini che si credono buoni, uomini che non sanno di esserlo, e uomini che ti farebbe paura incontrarli, per tutto il male che hanno fatto, per quasi tutti i giorni della loro vita. Uomini che hanno sbagliato. Uomini che non volevano. Uomini che sono stati obbligati. Tante scuse, per tanti errori, per tanto male fatto. 

E ci sarebbero uomini che non potresti nemmeno incontrare, per quanto li tengono chiusi dietro muri di cemento armato spessi diversi metri, tanto sono pericolosi, per te, per me, per tutti. Uomini che ce ne vogliono altri tre solo per andare a dargli da mangiare, o per fargli prendere un po’ d’aria, da soli, in un cortile che chiude in un piccolo quadrato tutto il cielo possibile. 

Uomini così non li potresti mai incontrare. Ma se potessi farlo, se potessi, al riparo dal male che sono, e che potrebbero farti, ascoltarli parlare, per un tempo indefinito, prima o poi, anche loro, magari tradendosi, ti rivelerebbero la piccola cosa buona che hanno fatto, nel mentre che facevano la guerra al mondo. 

E lo stesso vale per la cosa brutta. Fai così, metti in conto una cosa davvero brutta e una davvero bella, per ogni uomo sulla Terra. E non ti puoi sbagliare. Non sto parlando di cose piccole, come uccidere una lucertola o far attraversare la strada ad una vecchietta. Quello sono capaci tutti. Io sto parlando di capolavori del brutto e del bello.

Il mio capolavoro bello, beh, sei tu. Quello brutto, lo sai, è quello per cui da domani non sarò più con te. Ci vedremo ancora, ma in un altro posto. E solo ogni tanto. Non quando vorremo. Queste parole non le leggerai presto. Voglio che passi un po’ di tempo. Devi diventare grande. Farti le gambe e le spalle. Perché certi pesi non si possono portare se non si è allenati. Soprattutto il peso delle cose davvero brutte. 

Un giorno saprai che cosa ho fatto. Spero di essere io a raccontartelo, prima che te lo racconti qualcun altro. Magari quando leggerai questa lettera lo avrai già saputo. Ma non te lo scriverò qui. Voglio dirtelo guardandoti negli occhi. Perché se certe cose non si ha avuto paura di farle, non si deve avere nemmeno paura di dirle.

Da domani non potremo più toccarci, parlarci, giocare a pallone. Mi mancheranno così tante cose di te, che non mi basterebbero tutti i tuoi quaderni per scriverle. Così ho pensato che mi devo concentrare, anche se ci sto mettendo tutta la notte, devo trovare qualcosa da dirti, di davvero importante, in questa lettera, perché deve dire tutto, in poche parole. 

E così mi sono messo a pensare alla cosa che davvero avrei voluto dirti, a quella che mi mancherà tanto non poterti dire, quando ne vorrai parlare. E l’ho trovata sai? Mi è venuta in mente mentre guardavo le strade vuote dalla finestra, e immaginavo l’auto che domani sarebbe venuta a prendermi. All’improvviso ho pensato: “un giorno mi domanderà chi era più forte, Maradona o Pelè”? 

Tutti i bambini lo chiedono. I papà servono a questo. Ad avere visto delle cose, a ricordarle e a rispondere, quando serve, a queste domande. Chi era più forte? È difficile dirlo. Non sono neanche così esperto di calcio. Ma poi nessun esperto ha mai saputo davvero rispondere. Ho capito che non è un problema calcistico. Ma di uomini. Di che uomini erano Maradona e Pelè. 

E per capirlo li ho paragonati a me. All’uomo che sono. E che non vorrei essere, ma che non posso più cambiare. Lì è stato facile. Pelè che si sappia non ha mai fatto grosse cazzate. Maradona, beh, ne ha fatte fin troppe. E lì ho capito qualcosa, non sapevo ancora chi era il più forte, ma sapevo che se uno di loro assomigliava al tuo papà, quello, era proprio Maradona. 

Allora mi sono ricordato di quella partita del mondiale, contro l’Inghilterra. Sai, l’Argentina e l’Inghilterra si odiavano. Avevano appena combattuto una guerra per delle isole. Erano dell’Inghilterra ma l’Argentina le rivoleva perché erano vicine al suo confine, non a quello dell’Inghilterra. Alla fine hanno vinto gli inglesi. 

Quella partita sembrava la scusa per continuare la guerra. E Maradona ha vendicato il suo paese. A modo suo. Ha fatto due capolavori: uno brutto e uno bello. Prima ha intercettato un cross anticipando il portiere in uscita, lui era piccolo, e il portiere era alto, allora ha allungato il pugno verso il pallone, nascondendolo agli occhi dell’arbitro con la testa, e con un movimento rapido ha spinto la palla in alto a campanile, in modo che scavalcasse il portiere e finisse in porta. 

Poi si è messo a correre esultando e dicendo ai suoi compagni di fare lo stesso, altrimenti l’arbitro non avrebbe fischiato il gol. Gli inglesi protestavano, “fallo di mano! fallo di mano!” Tutto lo stadio l’aveva visto. I compagni di Maradona hanno provato a fare la sceneggiata e l’arbitro ha convalidato il gol. Una presa per il culo. 

A volte nella vita si finisce a barare. E può anche essere bello, fregare qualcuno. Soprattutto se è il tuo più grande nemico. Ma da un campione come Maradona, la gente si aspetta belle giocate, non trucchi. Pelè non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Per questo tanti ancora oggi dicono che fosse lui il migliore. E forse se quella partita fosse finita così, lo direbbero tutti. Perché nello sport, come nella vita, i conti prima o poi si pagano. E secondo me in quel momento lo sapeva anche Maradona. 

Così pochi minuti dopo, ha preso palla a centrocampo e ha dribblato tutti, ma proprio tutti gli inglesi, è corso da solo verso la porta, ha saltato anche il portiere, e un secondo prima di cadere, l’ha buttata dentro, firmando il gol più bello della storia del calcio. 

Così, vedi, io penso che Maradona sia il più grande non per cosa ha vinto o per quanti gol ha fatto, ma perché nella stessa partita, ha fatto la cosa più brutta e la cosa più bella della sua vita da calciatore. Ha messo tutti di fronte al peggio e al meglio di se stesso. E non ha permesso a nessuno di ricordarlo solo per la cosa peggiore che aveva fatto. Così per me è il più grande. E così dovrai fare tu: il giorno che ti accorgerai di aver fatto la cosa peggiore della tua vita,

e stai sicuro che quando la farai, saprai di averla fatta, non dovrai fermarti. 

Dovrai tornare a centrocampo e provare a fare la cosa più bella. Qualunque cosa sia. Con tutte le tue forze. È l’unico modo per sfuggire alle cose brutte, ai propri errori. L’unico modo per essere davvero uomini. 

 

Il tuo papà.

Immagine generata con DALL-E
“the picture of ‘La mano de Dios’ in the Renaissance style with a sky full of stars in the background”