La terra dei veli

Axel Morris era uno scienziato molto talentuoso, pieno di creatività, ma anche estremamente preparato su ogni ambito del sapere. Era riuscito ad applicare le leggi della fisica e della matematica in ogni situazione, anche nella costruzione stessa della sua casa architettonicamente impeccabile e originale, quasi sfidava la gravità. A lui si dovevano molte scoperte, principalmente il miglioramento dei razzi e dei missili, ma anche delle armi che i suoi “superiori” utilizzavano per compiere la guerra. Detestava ammetterlo, ma, nel mondo in cui viveva, le guerre erano abbastanza frequenti, sebbene lontane dalla realtà di ogni giorno.
«Signore!» lo chiamò il suo assistente, Rom «Il comandante mi ha chiesto di informarla di un incarico che vorrebbe affidarvi…»
«Mi era sembrato di ricevere un avviso, infatti. Va bene, provvederò il prima possibile. Grazie Rom.»
«Si figuri signore!» rispose in procinto di andarsene, ma si fermò. «Signore?»
«Cosa ti turba, Rom?» gli domandò non riuscendo a decifrare la sua espressione.
«Si tratta di curiosità, signore.» rispose imbarazzato, ma avvicinandosi alla sua scrivania «Potrei domandarle a quale nuova invenzione sta lavorando?»
Axel rimase sorpreso nell’udire quelle parole e, più come un riflesso che come un’azione voluta, sorrise felice. Neanche un essere era ormai interessato dal suo lavoro, sentire una richiesta del genere da parte del suo collega non poté che riempire il suo cuore di gioia. Sì, il signor Morris preferiva definire tutti come “esseri” senza parlare di razze, era offensivo.
«Ma certo, Rom! Non è niente di che, in realtà, però potrebbe esserti utile quando vuoi scappare da situazioni imbarazzanti. L’ho chiamato tele-clock, si tratta di un marchingegno per il teletrasporto portatile, bello, vero? È finito, ormai, sto solo verificando di aver messo tutti i pezzi nel posto corretto, non vorrei che teletrasportasse chi lo usa nell’oltretomba!»
«È sensazionale! Pensa di potermelo prestare per il weekend? Devo cenare da mia suocera…»
Axel si abbandonò a una potente e divertita risata: «Vai a lavorare, che è meglio!» scherzò ancora ridente.

Rimasto solo, il signor Morris si decise a leggere l’avviso che aveva ricevuto dal comandante Tisid, un uomo di tutto rispetto e, soprattutto, un suo superiore.

Egregio signor Morris, in qualità di scienziato migliore del nostro dipartimento, la informiamo di essere stato scelto per un’importante missione sul pianete T34, come siamo soliti chiamarlo. Si tratta di un luogo primitivo, ma, soprattutto, in grave pericolo. Per mantenere salda la pace, le chiediamo di recarsi sul posto e aiutare la popolazione, decollerà domani stesso. Un caro saluto.

Axel non poteva che sentirsi onorato di aver ricevuto quell’incarico, un minore del comandante gli aveva già accennato tale compito, ma nessuno ne aveva ancora avuto l’ufficialità… fino a quel momento.

Axel, come d’accordo, partì il giorno seguente, i minori del comandante avevano già allestito tutto per il suo viaggio e gli avevano illustrato il suo compito. Ciò che doveva fare era trovare una soluzione a un problema politico e pratico con l’utilizzo della ragione e della scienza. Doveva trattare con i governi internazionali e creare una pace duratura, anche solo utopica, solo per stilare una possibile soluzione che li avrebbe aiutati. Avrebbe girato il pianeta e dato un’occhiata alle varie situazioni.
Venne calorosamente accolto, sebbene sussultò non poco appena vide gli abitanti di quello strano pianeta: avevano anch’essi due braccia, due gambe, un busto e una testa, ma la loro carnagione e i loro tratti somatici erano orripilanti. La loro colorazione era disgustosa, così… nuda! Come se non bastasse, avevano delle forme strane e poco armoniose… era felice di non essere un abitante di quel pianeta.

Passarono i giorni e le ricerche, ma quello che vide su quel pianeta fu alquanto deludente: se le guerre che avvenivano sul suo pianeta erano tante, allora, su T34 avvenivano genocidi e apocalissi! Axel era stato avvisato, sapeva che avrebbe trovato una società arretrata… ma non pensava all’età della pietra! Anche nelle regioni “fortunate” di quel pianeta la vita quotidiana era un vero inferno… che razza di aggeggi erano quelli con cui si spostavano? E che strade avevano costruito? Be’, quelle non potevano di certo chiamarsi strade! Erano… che cos’erano quelle cose bucate e scoscese?! Per non parlare di quello che loro chiamavano “lavoro”… si lamentavano di essere troppo carichi di impegni, quando ciò che facevano era stare in una pausa pranzo perenne e nonostante ciò ricevevano uno stipendio! Vide anche altri esseri che, invece, lavoravano come matti per raggiungere uno scopo che nemmeno loro vedevano e ciò che ricevevano era a malapena il cibo per guadagnarsi da vivere. Axel venne a sapere che non tutta la popolazione lavorava, ma tutti ricevevano uno stipendio… era così strano! Sulla base di cosa! Neanche fosse il reddito di cittadinanza…!
Capì che il problema principale per quel pianeta erano le troppe e cruente guerre: bloccavano completamente l’economia e poi erano inammissibili! Si concentrò prevalentemente su una guerra… la guerra di un certo Puntina se non aveva capito male, i nomi di quegli esseri erano troppo complicati. Questo Puntina voleva creare un impero, ma gli altri territori non erano d’accordo e, nello stesso tempo, lo stesso Puntina si lamentava di stare combattendo per legittima difesa… allora erano stati gli altri ad attaccare Puntina… Puntina o Puntino? Non aveva ancora capito perché dei genitori volessero nomi così strani per i propri figli…
La sua attenzione sorvolò numerose battaglie: erano troppe, neanche il suo intero quaderno sarebbe riuscito ad annotarle tutte. Nominò un’altra guerra “lo scontro dei veli”, era particolare, si uccidevano a vicenda solo per dei… che cos’erano? Cappelli?
Ma in che razza di luogo sono finito?
Da tutte queste assurde lotte derivava un rincaro di ogni cosa… si scoprì che le materie prime provenivano unicamente dai luoghi colpiti da quegli assurdi scontri… possibile che non vi fosse nemmeno un terreno agricolo autosufficiente? Per non parlare del loro sistema finanziario: con che cosa pagavano? Erano… che cosa erano!? Non riusciva a dare un nome a niente, erano tutti oggetti troppo primitivi per lui e tutti i problemi di quel lurido pianeta non fecero altro che disgustarlo, ma doveva comunque completare il suo incarico.

Decise di recarsi in uno di questi luoghi bellicosi, uno dei più stupidi, pensava sarebbe riuscito a trattare meglio con il governo del posto… riducendo i suoi discorsi a dichiarazioni ebeti. Non aveva ancora capito il nome di quella terra, ma era abbastanza distante dal luogo in cui era stato fatto atterrare. Inoltre, non capiva perché tutti lo osservassero come se fosse un alieno: erano loro gli alieni! Aveva letto tante storie sugli abitanti di altri pianeti, sapeva che fossero orripilanti, ma non pensava così tanto! In ogni caso, nella “terra dei veli” così la ribattezzò, la gente sparava per strada indossando costumi a maschera e lanciando in aria quelli che, forse, potevano essere paragonati a dei remoti cappelli: non si aspettava, però, di rimanere traumatizzato da quello scenario. Un essere riuscì a ucciderne un altro con una vecchissima arma da fuoco che neanche lui conosceva… era incredibile: si uccidevano l’un l’altro in modo tanto semplice?! La vista della morte di quell’alieno lo traumatizzò non poco. Era vero, era simile a lui, ma vederlo morire fu una tortura, in fondo, non era abituato a veder vivere quegli esseri, quindi figuriamoci morire. Il loro aspetto non facilitava il tutto. Prima tra tutti, la loro voce era così stridula da potergli rompere un timpano, ma le loro braccia, il loro viso, il loro capo e il loro stesso busto non avevano niente a che vedere con le sembianze della sua evoluta specie: avevano la carnagione color rosato, peli sulla testa che loro chiamavano “capelli”, ma, soprattutto, non avevano neanche una squama o un’antenna! Per non parlare dei loro occhi: erano microscopici! Cosa riuscivano a vedere con quei puntini colorati? Axel ne era spaventato. Era un vero inferno. Se solo gli antichi avessero avuto la possibilità di vedere in che modo il pianeta si era evoluto, be’, sarebbero caduti in ginocchio strappandosi i capelli. I tempi erano cambiati e si poteva dire che ormai non si aspettavano più gli alieni, ma ci si era trasformati in alieni. Il mondo si era trasformato in un vero e proprio campo di battaglia, in un terreno di guerra infuocato e ricoperto di cadaveri invisibili che venivano nascosti dal governo il cui unico scopo era quello di manipolare le menti delle pedine, dei polli, e muoverle a proprio piacimento.

Come se non bastasse, quegli esseri avevano ribattezzato il loro pianeta con il nome di “Terra”: con quale criterio, se era formato per l’80% da acqua!?

Lo scienziato non riuscì a reggere una pressione tale. Si ringraziò per aver portato con sé il tele-clock: si riportò a casa, non voleva più avere a che fare con quegli “umani”.

Immagine generata con DALL-E
“the table of an extraterrestrial scientist full of papers and projects concerning the planet earth, oil on canvas”